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Presentati i protagonisti e colleghi, Telese sottolinea subito che si tratta di vere professionalità nel loro campo, dunque capaci di dare gli strumenti per capire. Terminata l’anteprima, un breve video annuncia in sintesi i casi che verranno affrontati.
Si parte dall’omicidio di Vasto, che ha colpito profondamente il Paese. Dalla cittadina abruzzese, è stato realizzato un reportage: chi racconta di quanto Fabio Di Lello fosse un bravo ragazzo, chi addita Italo, il ragazzo ucciso, come assassino. Chi non condivideva fosse fuori dal carcere, in un via vai di voci che, in seguito all’incidente, hanno portato Italo D’Elisa a un progressivo isolamento. Un amico rivela che Italo aveva paura ad uscire, perché aveva ricevuto minacce di morte.
Viene tratteggiata la figura tragica di Di Lello, abbandonato all’ossessione: talmente disperato da vivere nel cimitero, al punto da portare una panchina davanti alla tomba. Incapace di accettare la moglie della moglie, rifiutando di muoversi da Vasto e addirittura scavalcando il muro del cimitero: un uomo distrutto.
Colpisce l’odio dei concittadini verso Italo D’Elisa: in studio viene spiegato che in realtà, secondo la legge tanto invocata, la vittima non doveva essere in carcere, in quanto la morte di Roberta Smargiassi è stata accidentale. In studio c’è anche Andrea Biavardi, e poco dopo entra un uomo rimasto disabile dopo essere stato investito: si tratta di un avvocato, che esprime rabbia verso chi investe.
Si collega Giuseppe Cruciani, per mettere in evidenza il sentimento diffuso di sfiducia verso la giustizia: è pieno di gente che non ha pagato per le sue colpe, ecco perché la rabbia cavalca. Il sentimento è generale, l’insofferenza comune: questo nonostante al contrario, a vasto, i tempi si erano dimostrati piuttosto rapidi.
Si passa ora a un altro caso, quello di Garlasco. Viene trasmessa un’intervista alla madre di Alberto Stasi, al termine della quale in studio vi è un confrotno tra avvocati difensori. Il caso è stato riaperto, in seguito all’indviduazione del dna di un amico del fratello di Chiara Poggi: a questo punto viene interpellata la Bongiorno per chiarire quando un il procedimento si può riaprire, cioè quando subentra un elemento che ha carattere di novità.
Un servizio ripercorre l’iter processuale del caso Garlasco. Essendo gli avvocati di Stasi convinti della sua innocenza, si è proceduto in maniera “aggressiva”: cercando elementi per poter avanzare un’istanza di revisione.
Biavardi introduce una riflessione: quanto l’opinione pubblica avesse già condannato Stasi in quanto antipatico e freddo. Ma il “processo mediatico” non ha influenzato quello che si svolgeva nelle aule.
Si cambia argomento: Lapo Elkann. Per Paolo Mieli la sua è la “storia maledetta di un temperamento artistico”. L’inviato Fulvio Benelli è volato a New York per conoscere gli sviluppi del caso: il procuratore ha lasciato cadere le accuse. Il servizio cerca di tratteggiare un ritratto del rampollo Agnelli, ascoltando anche i racconti di chi lo incontrato: il pittore conosciuto a New York, il ristoratore, i facchini che smontano la sede di Italia Independent.
Se Lapo viene descritto come un genio incompreso da Mieli e dal pittore presente nel servizio, in studio la Costamagna rigetta ogni accostamento con Edoardo: Lapo è stato messo fuori dopo gli scandali, il suo “genio presunto della comunicazione” è in realtà molto ingenuo. Cruciani ribatte che anche lui ha dei meriti nell’azienda.
In studio si aggiunge ora un amico di Edoardo Agnelli, produttore vinicolo di origini nobiliari: lui ed Edoardo andavano a trovare Lapo durante il servizio militare, perché il ragazzo era molto legato allo zio. E da Lapo, su cui pesa una famiglia importante, pian pinao si scivola sulla figura di Edoardo Agnelli: un uomo polemico, appassionato, ribelle sulla cui morte sussistono diversi interrogativi. La tv iraniana disse addirittura che era stato ucciso perché gli Agnelli non volevano lasciare l’azienda a un musulmano: in realtà Edoardo era un appassionato di religioni orientali, frequentava persone musulmane ma non lo era.
Riguardo Lapo Elkann invece, una giornalista del programma ha incontrato Patrizia: si tratta della transessuale con cui l’uomo trascorse una notte brava e che lo salvò chiamando soccorsi. Patrizia non ha mai ricevuto ringraziamenti da parte della famiglia, tranne una lettera anonima.
Dopo Patrizia, in studio Francesca Lancini intervista Efe Bal. Ne nasce un confronto tra Cruciani e Costamagna sulle motivazioni che spingono un uomo a frequentare transessuali: per uno è la curiosità, per l’altra il compromesso perfetto per non accettare l’attrazione verso il maschile.
La puntata prosegue occupandosi di “revenge porn“; la storia di Paola, cinquantenne “tradita” dall’ex compagno. Una volta che la coppia si è lasciata infatti, lui ha aperto un finto profilo Facebbok a nome di Paola, dove ha pubblicato una serie di foto scattate in intimità. Chiuso il profilo, un anno dopo quelle foto sono rispuntate fuori: Paola è dovuta fuggire a 5000 chilometri da casa, pur di poter riniziare a vivere. Insieme alla famiglia, ha aperto una vertenza legale contro Marc Zuckerberg.
Telese accoglie Giulia Salemi, bersagliata da una “campagna d’odio” dopo avere sfilato a Venezia con un vestito particolarmente succinto; da casa propria invece, si collega Selvaggia Lucarelli. La Lucarelli infatti sta attuando il metodo del “punirne uno per educarne cento”: telefonando a chi la insulta, mettendo alla gogna pubblica nomi e cognomi, sporgendo denuncia alla polizia postale.
Un’inviata è andata fino a Monaco per riuscire a parlare con qualcuno di Facebook, però nessuno ha voluto parlare. Il meccanismo del social network è legato a un algoritmo per cui alcuni termini vengono bannati, altri no: questo è il motivo per cui spesso trovano spazio contenuti pieni di odio. Esistono delle “categorie” che vengono più protette: ma come spiega un esperto, Facebook trae vantaggio dal traffico che si genera dalle discussioni politiche più accese. Se perciò vigilasse in maniera restrittiva, perderebbe introiti.
Infine, in conclusione di puntata, lo scrittore Donato Carrisi per promuovere il suo ultimo romanzo. Quando Telese saluta il pubblico, mancano dieci minuti all’una di notte.