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La messa in onda di Felicia Impastato, tv movie trasmesso da Rai1 martedì 10 maggio in prima serata, l’ha consacrata come attrice drammatica.
Ha saputo dare alla madre di Peppino Impastato, morto il 9 maggio del 1978, la disperazione, la forza, la determinazione ed il coraggio di una donna che ha preteso ed ottenuto, giustizia dallo Stato. La sapiente, emozionante regia di Gianfranco Albano ha conferito alla storia i connotati della credibilità. Merito di Albano è di aver reso anche il paesaggio protagonista accanto ai personaggi comprimari, con inquadrature che hanno colto della sicilianità una soffusa e malinconica bellezza. Il cielo, mai limpido ma sempre venato da nuvole, sembrava partecipare alla sofferenza di una terra stritolata dalla mafia e alla lotta della madre in cerca di giustizia, non di vendetta. Una rappresentazione dei panorami siciliani estremamente differente da quella presente nella serie di Montalbano nella quale c’è invece, il trionfo pieno della solarità dell’isola.
Dopo, ci sono i soliti stereotipi. Innanzitutto alcuni eventi raccontati non erano aderenti alla realtà e sono stati sceneggiati ad uso e consumo della solita fiction made in Italy.
Certo, in un’ora e mezza non si è riusciti a dare allo svolgersi degli eventi una scorrevolezza in sintonia con il trascorrere degli anni. Ci sono stati, insomma, parecchi voli pindarici. Molti fatti sono stati solo accennati, personaggi pur determinanti e con un ruolo di primo piano nella realtà, hanno avuto uno spazio limitato. Un esempio è la presenza del giudice Rocco Chinnici (interpretato da un ottimo Antonio Catania) che, pur avendo avuto il merito di credere alle tesi di Felicia, non ha ottenuto lo spazio che avrebbe meritato.
Troppo accentuata, al contrario, la presenza accanto a Giovanni, fratello di Peppino Impastato, della giovane fidanzata che, nelle intenzioni di Rai Fiction, dovrebbe rappresentare la solita love story di cui non se ne sentiva il bisogno. Fortunatamente la vicenda sentimentale è stata meno invasiva rispetto al classico racconto televisivo a cui siamo abituati. E vi abbiamo riscontrato un messaggio di speranza che certo poteva essere reso meglio.
Non ci ha convinto neppure l’interpretazione che, di Giovanni Impastato, ha fornito l’attore Carmelo Galati.
Troppo calcata, inoltre, la figura di Tano Badalamenti il mandante dell’omicidio di Peppino Impastato che aveva un aspetto mostruoso e poco credibile. Per Rai Fiction doveva essere la rappresentazione del Male Assoluto.