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Una serie nuova che va a scavare su un argomento importante ma su cui c’è ancora bisogno di sensibilizzazione. Ed è proprio per cercare di approfondire meglio il fenomeno dello stalking, che Premium Crime, in collaborazione con la Polizia di Stato, ha organizzato il convegno “Stalking: Ossessione Criminale”, che si è tenuto presso la Scuola Superiore della Polizia di Stato di Roma.
Al convegno, moderato dal giornalista Gian Luigi Nuzzi di “Quarto Grado”, hanno partecipato personalità importanti, da sempre impegnate nella difesa delle vittime: Mariacarla Bocchino (Primo Dirigente del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato), Antonio Tundo (Direttore dell’Istituto di Psicopatologia di Roma), Mara Carfagna (ex ministre per le Pari Opportunità), Alessia Morani (Vice Presidente Gruppo Parlamentare PD), Giorgio Simonelli (Massmediologo e critico tv), Valentina Pitzalis (Vittima di un feroce attacco di stalking).
Chi è lo stalker? E cosa scatta nella sua mente? In inglese “Stalking” vuol dire letteralmente “Cacciare la preda”, gli psichiatri parlano di “colpo da abbandono improvviso”. Più in generale lo stalker è una persona che nutre una pericolosa ossessione verso un’altra persona, un sentimento portato all’estremo che degenera in atti di violenza fisica e verbale.
La conferenza stampa
In apertura, è intervenuto anche il Ministro Angelino Alfano, che ha sottoscritto, prima da ministro della Giustizia e poi da ministro dell’Interno, le due più importanti leggi contro lo stalking. Solo dal 2009, infatti, viene punita la fattispecie dello stalking, rubricato oggi come atto persecutorio nell’ordinamento giuridico italiano. “Il nostro paese, nella lotta ai reati di stalking, lavora attraverso le tre P: Punire, Prevenire, Proteggere – così ha esordito il ministro dell’Interno – la protezione si deve dare a chi non gira la testa dall’altra parte. Questa serie, darà coraggio a chi vuole denunciare ma ha paura di farlo”.
I dati sono inquietanti, come ha sottolineato anche il professor Antonio Tundo: “Il 50% degli stalker sono ex partner che non accettano la fine della relazione e desiderano vendicarsi”. Ma attenzione, lo stalker può essere anche uno sconosciuto, che si convince di amare e di essere amato da una persona mai vista.
Nel 30% dei femminicidi, che si consumano tra le mura domestiche, gli ex stalker si trasformano in assassini. Spesso si tratta di mariti, ex partner, compagni, la vittima conosce perfettamente il suo carnefice. Ma allora perché non si denuncia? La verità è che la donna, molto spesso, non si sente tutelata, pensa di farcela da sola, spera in un cambiamento del partner, subisce le violenze in silenzio e in questo modo rischia la vita ogni giorno.
C’è bisogno maggiore di sicurezza e il governo si sta impegnando. Alessia Morani ha confermato il ripristino dei fondi per i centri antiviolenza, ma questo non basta.
Mara Carfagna, ex ministro per le pari opportunità e principale promotrice della legge sul reato di stalking, ha sottolineato: “Nonostante lo straordinario lavoro delle forze dell’ordine e le leggi, ci sono ancora delle falle e la legge va applicata nella maniera più severa possibile”.
Sul palco, è salita anche Valentina Pitzalis, vittima di un feroce atto di stalking da parte dell’ex marito. La donna racconta di come la sua vita fosse diventata un incubo, chiusa dentro casa senza poter uscire, con il cellulare controllato tutto il giorno. Un rapporto malato andato avanti per 3 anni, fino al divorzio. Ma è proprio con la separazione che la situazione degenera. L’ex marito diventa sempre più violento, fino a quando, una sera, dopo averla avvicinata con una scusa, le getta della benzina su tutto il corpo e le da fuoco. Valentina è viva per miracolo, la vita le ha dato una seconda possibilità, ed è proprio per questo che oggi non si vergogna di raccontare quello che le è successo, per dar voce a tutte le vittime di violenza.
La serie “Stalker”, su Premium crime, cerca di fare anche questo, raccontare tutte le sfumature dello stalker, senza semplificazioni ma lasciando emergere la complessità del reato. “Solo in questo modo – ha sottolineato Giorgio Simonelli, massmediologo e critico tv – lo spettatore potrà riuscire ad interrogarsi e la tv svolgerà il suo compito educativo”.