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Regista, autore di programmi televisivi, in special modo di molti varietà degli anni 60, oggi Antonello Falqui ricorda la sua ultra cinquantennale esperienza sul piccolo schermo ed in particolare negli spettacoli musicali di varietà. Studio Uno è il varietà condotto da Mina diventato un vero e proprio cult. Falqui ne era l’autore e il regista. Alla vigilia della messa in onda della miniserie “C’era una volta Studio Uno“, abbiamo interpellato il regista per farci raccontare la vera storia del programma.
Antonello Falqui – intervista sulla serie C’era una volta Studio Uno
Ecco la nostra intervista ad Antonello Falqui.
Cominciamo dal presente. Esiste ancora il varietà oggi?
Assolutamente no. Perché non esistono più i personaggi di un tempo. Attualmente l’unico in grado di poter reggere uno spettacolo che possa chiamarsi davvero varietà è Rosario Fiorello.
Com’era il suo Studio Uno?
Innanzitutto era uno spettacolo che durava soltanto un’ora e dieci. In ogni puntata c’erano una decina di idee che venivano tutte sviluppate con cura e con una profonda attenzione alla resa che potevano avere sui telespettatori. Sono proprio quelle idee che invece oggi mancano.
Lei sa che il 13 e il 14 febbraio va in onda una miniserie dal titolo “C’era una volta Studio Uno”?
Sì, so di questo progetto ma non sono stato interpellato per la realizzazione.
Vuol dire che nessuno l’ha consultata per avere notizie su come si svolgeva la realizzazione di un programma 50 anni fa?
Da me è venuto il regista della serie, Riccardo Donna insieme ad un’altra persona. Hanno voluto soltanto che spiegassi loro come era lo show. Ripeto che per la fiction nessuno mi ha interpellato. Tra l’altro sono certo che il racconto di Studio Uno andava fatto in un altro modo e non attraverso storie di fantasia.
All’interno di C’era una volta Studio Uno ci sono almeno tre storie d’amore attraverso le quali si racconta la nascita dello show. Che ne pensa?
Che idea balzana, non ce n’era davvero bisogno.
Antonello Falqui – Le Kessler Mina come era davvero Studio Uno
Ma l’idea di ingaggiare le gemelle Kessler è stata sua?
Sì le ho trovate io al Lido di Parigi insieme a Guido Sacerdote. Ci sono piaciute e le abbiamo portare in Italia. Ma abbiamo dovuto ingaggiare necessariamente anche 18 Bluebells.
E’ vera la rivalità tra Mina e Raffaella Carrà?
Assolutamente no. Fu un’idea nata e inseguita per un periodo di tempo. Ma fra le due star non c’era stato mai nessun contrasto.
In che atmosfera è nato Studio Uno?
La Rai amava questo programma ed ha fatto di tutto per realizzarlo. Infatti è durato più di cinque stagioni con un’ineguagliabile Mina.
Quali erano le caratteristiche dello show?
L’eleganza, il gusto, la sobrietà e il rispetto per i telespettatori. Un tempo i registi venivano dai centri sperimentali, oggi non si sa davvero quale sia il loro background professionale.
Antonello Falqui – il possibile ritorno in tv e i talent di oggi
Se qualcuno glielo chiedesse tornerebbe in Tv?
Assolutamente no, non ci sono più i funzionari di una volta e non c’è nulla in questo piccolo schermo che possa attrarmi.
La sua opinione sui talent show?
Ne penso male, non funzionano, non c’è nessuna qualità professionale che possa farli sopravvivere.
Continua ad avere rapporti con personaggi come Mina e la Carrà?
Assolutamente no. Ero molto amico di Paolo Panelli, ma purtroppo non c’è più.
La tv di oggi è salvata dai professionisti di un tempo. Che pensa del ritorno di Baudo in tv?
Sono felice per lui che si sia rimesso in gioco. Le idee prescindono dall’età.