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Tidona spiega le difficoltà affrontate sul set e anticipa la sua presenza in due successive fiction cult di Rai1: “Braccialetti rossi”, in onda dal 15 febbraio e “Il giovane Montalbano” le cui riprese si concluderanno a metà marzo.
E’ stato difficile interpretare il Colonnello Fontana in Ragion di Stato?
Non è stato un compito semplice: abbiamo girato tra la Tunisia e l’Italia. Il tempo a disposizione sembra sempre poco per questo tipo di racconto televisivo. Tutte le scene, anche le più pericolose, le ho svolte personalmente senza lo stuntman. Ma c’è stato un altro tipo di difficoltà.
Quale?
Essendo una fiction che parla di servizi segreti, abbiamo potuto avere poche indicazioni su come comportarci per rendere credibili le nostre azioni sul set. Ciononostante, tutto si è svolto nel migliore dei modi.
Dal 15 febbraio la vedremo anche in Braccialetti rossi. Come si comporterà il suo personaggio, il dottor Alfredi?
Nelle prossime quattro puntate sarò ancora il medico di riferimento dell’ospedale in cui sono ricoverati i giovani pazienti con gravi patologie. In questa serie il medico tratterà con sensibilità ancora maggiore i ragazzi, senza nascondere nulla della loro malattia e sarà sempre disponibile grazie alla sua esperienza. Insomma, una figura professionale molto valida di quelle auspicabili nella vita reale.
Entreranno altri personaggi nella seconda stagione?
Ci saranno tre nuovi giovani protagonisti che conquisteranno la simpatia del pubblico giovane.
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Qual è, invece, il suo ruolo nella seconda stagione de Il giovane Montalbano?
Io sarò Carmine Fazio, il padre di Fazio che operava nel Commissariato di Vigata. Sono stato, nella prima serie, il punto di riferimento per il giovane Montalbano appena arrivato. Ma, in seguito a un infarto nel corso di un pericoloso inseguimento, sono andato in pensione. Continuo, però ad essere la memoria storica del Commissariato e vengo consultato per i casi principali.
Progetti futuri?
Un action movie ambientato in Puglia e destinato al mercato statunitense con attori americani tra cui William J. Dafoe. Il titolo è Four Towers. Io interpreto un ricco industriale della zona.
Il suo rapporto con la tv come telespettatore?
Seguo solo i film e lo sport. La tv trasmette agitazione nella frenesia di conquistare ascolti a tutti i costi. Trovo ignobile, ad esempio, che ci faccia vivere in diretta le tragedie come quella accaduta a Parigi lo scorso 7 gennaio. Un gusto del macabro che condanno con tutte le mie forze.