E’ L’Oriana, la miniserie di cui Rai1 ha trasmesso, lunedì sera, la prima delle due puntate. Nessuna delusione: sussistevano tutte le premesse per prevedere un risultato non all’altezza della figura della grande giornalista e scrittrice. E certamente la stessa Fallaci non avrebbe gradito che la sua vita professionale e privata fosse affrontata in una maniera talmente superficiale e straripante di banalità.
Innanzitutto riesce poco comprensibile la scelta di Vittoria Puccini come interprete della Fallaci. Nessuna somiglianza e neppure il trucco è riuscito minimamente a evocarne una. Due persone distanti anni luce, con la Puccini che, purtroppo, si sforza di recitare ma non riesce a liberarsi dello spettro di Elisa di Rivombrosa.
{module Google richiamo interno} E della Fallaci in questa fiction non c’è neppure l’ombra. Completamente assente quell’aspetto un po’ cinico e spregiudicato che ne caratterizzava la personalità e la rendeva unica. Le frasi pronunciate dalla Puccini apparivano assolutamente slegate dal contesto della sua avventura umana. E spesso si aveva persino la sensazione che si stesse per scivolare nella telenovela.
Le atmosfere sembrano finte anche se la ricostruzione degli anni in cui si svolge la vicenda, ha qualche minima aderenza alla realtà. La sceneggiatura procede a scatti, quasi a singhiozzo, si sofferma a volte su elementi del tutto insignificanti e ne trascura, invece, i più significativi, in un crescendo di superficialità che avrebbe colpito al cuore la vera Fallaci, se fosse stata viva.
Anche le scene di guerra non sono risultate credibili: spesso la Puccini vestita con la tuta mimetica appariva una sorta di Barbie al fronte. E dire che, questa volta, si è fatta un’eccezione alla spending review e qualche dispendio economico è stato pure fatto per la realizzazione della miniserie.
La prima delle due puntate ha avuto come palcoscenico di guerra, prevalentemente, il Vietnam. Ma, nella fiction, i ricordi della Fallaci oramai anziana non sono mai stati lineari: hanno abbracciato le varie epoche della sua vita in un insieme di flash back, spesso confusi, tra i quali, soprattutto il pubblico più giovane si orientava a fatica.
Infine: si è fatto ricorso al solito espediente dejà vu e troppo sfruttato dalla fiction italiana: far raccontare al protagonista in età già avanzata la sua vita, attraverso ricordi che vanno indietro nel tempo.