Siamo in Calabria, anni Ottanta, la ‘Ndrangheta comanda. I giovani decidono di entrare a far parte dell’organizzazione mafiosa, un patto di sangue li lega per sempre. Nelle strade, in qualsiasi momento, ci sono omicidi per pareggiare i conti. Così inizia il film, mostrando tutta la crudeltà e la forza dell’associazione mafiosa. Lea è una ragazza ribelle e sicura di sé, suo fratello, Loriano, un mafioso, come il loro padre, ucciso quando erano piccoli. La donna, nata in Calabria, alla nascita della prima figlia, Denise, avuta dal compagno Carlo Cosco, si trasferisce a Milano. Qui, l’attività mafiosa della sua famiglia continua ma Lea inizia a volersi ribellare.
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Un compagno assente, un fratello violento che le vuole impedire di lasciare Carlo perché è immorale: sono gli anni Novanta ma sembra di vivere nel Medioevo. Gli omicidi avvengono nelle strade, di notte, e dopo l’ultimo morto la polizia arriva anche a casa Garofalo ad arrestare Carlo Cosco. La donna, cresciuta da sempre tra la mafia e la violenza, decide però di non volere quella stessa vita per la sua piccola Denise. Lascia il marito in prigione e la sua vecchia vita, per andarsene per sempre a Bergamo. Qui, Lea, fa la cameriera in un bar ma il passato torna sempre e la ‘ndrangheta raggiunge la donna anche li.
La donna inizia ad essere minacciata, qualcuno da fuoco alla sua macchina. Neanche la famiglia ormai le porta più rispetto, Floriano le consiglia di tornare dal marito e di prendere in mano i suoi “affari”, ma Lea si ribella. Per questo decide di recarsi dalla polizia e denunciare l’ex compagno e il fratello. Ma quando la polizia le chiede se vuole pentirsi, la donna si alza e a gran voce afferma: “Io non devo pentirmi di niete…io sono Lea Garofalo, non sono di nessuna famiglia e di nessun marito, sono solo Lea Garofalo”. Ma per la sua sicurezza, Lea e la figlia vengono trasferite a Fabriano, sotto falsa identità. Qui Lea cerca di costruirsi una nuova vita, iniziando a lavorare in una cartiera e iniziando a frequentare anche un uomo.
Ma Lea non è sicura neanche qui. I picciotti dell’ex compagno riescono a trovarla. Lea e la figlia sono obbligate a fuggire di nuovo, questa volta, vengono portate in Puglia. La vita non diventa però più semplice. Il fratello di Lea viene ucciso e la polizia, invece di aumentare la sua sicurezza, decide di revocare il programma di protezione. Lea è di nuova sola, neanche la legge è riuscita a difenderla, per questo decide di tornare in Calabria dalla madre. Qui, paradossalmente, l’unico a volerla aiutare è l’ex compagno Carlo. L’uomo le porta a Campobasso, ma qui Lea rischia di essere uccisa da un uomo. La sfiducia nelle forse dell’ordine è totale, Lea sa che non la proteggeranno, addirittura preferisce dormire in una tenda in un giardino piuttosto che in casa.
Alla fine Lea scopre Libera, l’associazione di Don Ciotti. Qui, un avvocato, l’aiuterà a riavere i documenti e a trovare un lavoro. Lea vuole soprattutto un futuro per Denise, la ragazza vuole studiare legge, ma per l’università ha bisogno dei soldi del padre e per questo devono trasferirsi ancora una volta, a Milano. E proprio in una sera qualunque, mentre Denise è a cena dalla zia, Lea scompare.
La ragazza, accompagnata dal padre, si fa portare dalla polizia e accusa il padre di averla uccisa. E’ lui, l’ultima persona ad averla vista, i due genitori dovevano parlare proprio del futuro della ragazza. Ma la polizia ha le mani legate, il maresciallo chiede allora a Denise di aiutarli. La ragazza deve fare finta di niente, la polizia intanto mette sotto controllo il padre e i suoi famigliari.
Denise ora deve essere forte. La sua famiglia racconta che Lea è scappata in Australia ma tutti sanno quale è la verità. La ragazza intanto è tornata in Calabria, la sua vita deve andare avanti, qui incontra anche un ragazzo, Carmine. La polizia, intanto, continua a sorvegliare la famiglia di Denise e alla fine tutti vengono arrestati, a partire dal padre, di mezzo c’è anche Carmine.
Denise ora è sola e decide di contattare l’avvocato di Libera a cui si era rivolta sua madre. Lei è l’unica a poterla aiutare. Per fortuna, Denise, ha il carattere della madre e decide di presentarsi in aula per denunciare suo padre dell’omicidio della madre. La sua forza e il suo coraggio convincono anche Carmine ha confessare. Il corpo di Lea viene ritrovato, di lei sono rimaste solo una collana e un bracciale, che Denise riconosce. In aula, Carlo Cosco, decide di confessare l’omicidio di Lea Garofalo. Con una lettera chiede scusa alla figlia e ammette di essere l’unico colpevole. Anche Carmine decide di confessare in aula la sua appartenenza alla ‘ndrangheta e il suo coinvolgimento nell’omicidio. Gli assassini vengono condannati all’ergastolo.
Ora manca una cosa sola, un funera degno di un’eroina che ha rischiato e si è ribellata alla ‘ndrangheta. Lea Garofalo è morta nel 2009 ma continua ad essere un esempio per tutti.