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Mai un responso d’Auditel fu più appropriato. In Non è stato mio figlio, tutto si svolge in una famiglia allargata con una miriade di parenti, zii e nipoti di cui la matriarca è Anna Geraldi (Stefania Sandrelli). Questa signora la cui gioventù è oramai alle spalle, affettuosa con il nugolo di nipoti e madre di Andrea (Gabriel Garko) richiama l’analogo personaggio di Una grande famiglia (serie andata in onda su Ra1 con la Sandrelli e Alessandro Gassman tra i protagonisti). L’insieme degli ingredienti presenti in Non è stato mio figlio evoca maldestramente anche toni e ambientazioni di una certa serialità d’oltre oceano a cui si è cercato di attingere senza avere le capacità di saperla riproporre.
In tale famiglia, dove ci si prepara a festeggiare il compleanno della matriarca, arriva la tragedia: il suicidio della giovane nipote Barbara, portatrice di un segreto inconfessabile. La ragazza sarebbe stata oggetto di un rapporto incestuoso con lo zio (Gabriel Garko). Dovrebbe trattarsi di una macchinazione ordita proprio dalla famiglia apparentemente unita ai danni di Andrea Geraldi. Il rapporto si sarebbe consumato in un locale ambiguo con ballerine che non hanno disdegnato di mostrare le loro grazie in fascia protetta con dovizia di particolari: facendo così ricorso ad una pruderie stantia e irritante alla quale ci si affida quando le idee languono e si ha urgente bisogno di catturare il pubblico a qualsiasi costo.
La serie è apparsa come una delle peggiori soap opera finora passate sul piccolo schermo, priva di ogni minima apparenza di credibilità recitativa. La stessa Stefania Sandrelli che pure è uno dei nomi più prestigiosi nel panorama della cinematografia e della tv degli ultimio 50 anni, è apparsa svuotata, fredda, distante anni luce dalla coinvolgente attrice che è stata. Colpa della estrema banalità del contesto in cui si trovava? Bisognava allora, opporre un netto rifiuto fin dalla prima lettura della sceneggiatura. Come ha fatto il pubblico di Canale 5, fuggendo già dalla prima puntata di Non è stato mio figlio.
Il discorso sulle capacità interpretative di Gabriel Garko meriterebbe un’indagine approfondita perchè sfugge ad ogni logica. Paradossalmente era migliore il Garko sul palcoscenico dell’Ariston rispetto all’attore di Non è stato mio figlio. E, ancor più paradossalmente, appare più credibile la parodia che ne fanno all’interno di Made in Sud. Un personaggio sopravvalutato i cui limiti sono evidenti da anni, sfruttato ad uso e consumo di una platea, fino a poco tempio fa, sensibile ad altre doti differenti da quelle attoriali.
Intorno a Garko e alla Sandrelli si è messo insieme un cast con nomi anche di rilievo, ma la prevedibilità della trama e della sceneggiatura rende inutile qualsiasi sforzo.
Completamente d’accordo !
Un minestrone senza alcun gusto !