L’autore, autore e regista, è protagonista di una sorta di esperimento a metà strada tra fiction e sitcom, in cui porterà il suo inconfondibile modo di fare satira.
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La regia della serie (quattro puntate, ognuna composta da due episodi) è di Edoardo Gabbriellini. Il concept deriva da un’idea dello stesso Guzzanti, che l’ha scritta e sceneggiata.
La storia è incentrata su un noto scrittore, filosofo e opinionista di sinistra (Mario Bambea) che rimane coinvolto in un grave incidente stradale, dal quale si salva miracolosamente. Ma le conseguenze dell’incidente sulla sua memoria non tardano ad arrivare: gli provocano infatti uno sdoppiamento di personalità, con la conseguenza di vivere una doppia esistenza.
Più in particolare, Mario si ritrova a dover convivere con due identità completamente opposte: una da intellettuale, quindi culturalmente alta, e l’altra più truce e popolana.
E questo mutamento gli consente di trasformarsi, come vi abbiamo già anticipato, in un comico della peggiore specie. In una sorta di metamorfosi alla Dottor Jeckyll e Mister Hyde, condurrà i telespettatori in un contesto da sottobosco del cabaret della Capitale.
Insomma, Mario è un intellettuale vicino ai 60 anni, stanco e in crisi, che all’indomani dell’incidente in cui è stato coinvolto, ritrova un nuovo modo di esprimersi. L’identità di comico, che veste la sera nei locali, diviene la liberazione per quella diurna da inappuntabile uomo colto.
La scrittura della serie è stata curata in maniera particolare, con l’obiettivo di non dare niente per acquisito e non ripetersi mai.
Dov’è Mario è uno dei prodotti di punta di Sky Atlantic per questa stagione. Segna il ritorno in tv dell’ apprezzato comico e autore, che ha iniziato la sua carriera televisiva 25 anni fa nel programma di Rai 3 Avanzi. Era il 1991, e in tanti anni di carriera, i personaggi del suo repertorio si sono susseguiti diventando dei veri cult. Tra quelli inventati ad esempio, Lorenzo, Quelo e Vulvia. Ma Guzzanti è ricordato anche per le sue notissime imitazioni di politici, tra cui spiccavano quelle di Fausto Bertinotti e Giulio Tremonti.
Tra i tanti personaggi a cui ha dato il volto, anche Rokko Smitherson, regista “de paura” , Antonello Venditti che cantava Il grande raccordo anulare e don Pizzarro, signore dello Ior che raccontava il lavoro di essere prete.