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Un risultato gratificante al cui conseguimento ha contribuito anche la new generation degli interpreti: da Francesca Inaudi a Cecilia Dazzi solo per citare qualche nome. Insomma il prodotto è credibile proprio per l’ottima resa della recitazione corale. Un mostro sacro come Gigi Proietti riesce a catalizzare l’attenzione del pubblico anche se recita l’elenco telefonico. Il pubblico apprezza l’espressività del direttore del Globe Theatre e di Licia Maglietta: anche attraverso un solo sguardo o un’inflessione diversa della voce riescono a comunicare emozioni. Qualità professionali impagabili in un universo di fiction nel quale si vogliono imporre la staticità monocorde di una Manuela Arcuri e l’immobilismo facciale di un Gabriel Garko.
Il successo di Una pallottola nel cuore 2 affonda le radici in questa realtà. Ma c’è un rovescio della medaglia: la flebile e scontata sceneggiatura, la prevedibilità delle trame, l’inconsistenza delle storie di cui si può intuire il risultato anche se gli autori hanno fatto sforzi immani (non riusciti) per renderle credibili.
Bruno Palmieri (il giornalista di cronaca nera interpretato da Gigi Proietti) aveva dei conti aperti con il proprio passato. La scoperta di una paternità inaspettata e la pallottola nel cuore, che comincia a risvegliarsi dopo 30 anni di quiescenza nel suo torace, sono le basi su cui poggia questa seconda serie. Ma, fin dalle prime immagini, è evidente che la storia è confezionata con un finale precostituito: arrivare alla verità attraverso elementi che, però, hanno il sapore della soap opera. La fiction made in viale Mazzini non rinuncia all’intrigo, qui rappresentato dall’entrata in scena di Enzo De Caro, terzo incomodo amoroso tra Bruno e Paola (Licia Maglietta), non trova altri espedienti che ricorrere alle solite tematiche della paternità ignorata o rinnegata, o ai dissidi familiari. Fortunatamente alla scarna creatività autorale, fa da contraltare la bravura degli interpreti che riesce a salvare la fiction e a porla su un piano di decente credibilità.
Inoltre, l’integrità morale del cronista Palmieri, il suo rispetto per gli altri, ne fanno somigliare la figura ad un Don Matteo laico ma certamente molto più attuale del prete in bicicletta. Palmieri, nella prima puntata di Una pallottola nel cuore 2 ha dato una lezione di giornalismo e di deontologia professionale: non tutto è pubblicabile, soprattutto quando in ballo ci sono le vite delle persone coinvolte. E lui ha dato l’esempio per primo, rinunciando a rendere noto il risultato di una sua indagine.
Un monito, in un’epoca in cui i valori morali e umani nella professione giornalistica, sembrano spesso scarseggiare.