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Già all’esordio si era capito che questa sarebbe stata un’annata diversa rispetto alle altre. Diversa nel senso di cambiamenti, rinnovamenti, cura dei dettagli. A partire dalla creazione di uno studio ampio, colorato e innovativo, che ha dato una ventata di freschezza e ringiovanimento ad uno sport che fatica a chiamare a sé un pubblico prettamente giovanile. Massimiliano Rosolino, ammirato in passato fra le vasche e prestato, per questa occasione, a spalla di Marco Lollobrigida, giornalista di Rai Sport, è stato convincente e in linea con le dinamiche televisive. Certo, il loro era un piccolo spazio di presentazione in vista della tappa quotidiana, ma la paura di fare brutte figure era sempre dietro l’angolo. Con l’inconfondibile voce di Francesco Pancani e Silvio Martinello, ci siamo addentrati, bicicletta alla mano, nell’Italia più bella. Quella dei paesaggi, del verde, dei sorrisi, del sole e della felicità.
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La 100esima edizione del Giro non ha solo un’importanza dal punto di vista storico, ma il suo valore aggiunto è stato quello di portare lo spettatore in giro per il suo Paese, dalla Sardegna in Lombardia, passando – tra le altre – fra Sicilia, Calabria e Friuli-Venezia Giulia. Lo stile di presentazione di ogni singola tappa ha avuto il merito di catturare l’attenzione del pubblico a casa, permettendogli di viaggiare a km 0. Le immagini proposte sono state affascinanti e nostalgiche, le riprese dall’alto coinvolgenti ed emozionanti, i filmati di repertorio hanno conferito quel pizzico di malinconia per un tempo che sta trascorrendo quasi troppo velocemente. Il racconto tecnico dei telecronisti si è avvalso di tanti contributi, analisi, statistiche e opinioni degli esperti: è stata creata così una narrazione televisiva che abbracciava anche i meno avvezzi al ciclismo.
L’Italia del Giro, l’Italia in tv, l’Italia di tutti. Perché se c’è un aspetto che ha colpito maggiormente di questo sport è stata l’atmosfera magica e di festa che è stata in grado di creare attorno a sé. Con il contributo di tutti, nessuno escluso. Lo si evince dalle grida e dagli striscioni che sono stati preparati per l’occasione, in parte dedicati a Michele Scarponi, ciclista scomparso di recente a causa di un assurdo incidente stradale, e in parte rivolti a ribadire la propria presenza, appartenenza, italianità. Le riprese delle ricognizioni, trasmesse in prossimità di tratti interessanti di percorso, sono state un rallentamento nel dolce fruire delle immagini e della tappa. Una morbida ‘frenata‘ quasi a rivendicare la bellezza dei paesaggi e a ribadire la fugacità del momento. Il racconto di ogni tappa spaziava dal mero aspetto sportivo e ciclistico al fantastico mondo di usi, costumi e tradizioni che ogni singola regione nasconde al suo interno. E’ questa l’Italia che va raccontata, è questa la nazione di cui dobbiamo andare fieri.