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Barcellona | La Situazione
Diciamo le cose come stanno: il Barcellona è la squadra più forte del mondo. Correggiamo un secondo il tiro: i blaugrana sulla carta avrebbero gioco facile con il 99,9 % di tutte le squadre dei primi campionati d’Europa e del Mondo (escluse le sole squadre di Manchester sponda City, il Bayern di Monaco e il Real di Zidane). Da queste premesse una facile conclusione: dalle parti del Camp Nou il sorteggio della Roma ai quarti di finale della Uefa Champions League è stato accolto in maniera entusiastica. Ciò detto le partite si giocano sul campo e il gioco del calcio non è una scienza esatta.
Lo scorso sabato, per esempio, i blaugrana hanno pareggiato fuori casa con il Siviglia di Montella (squadra forte, anch’essa presente nell’ottetto delle finaliste di quest’edizione della Champions League). Così come a cavallo tra i mesi di febbraio e marzo gli undici di mister Valverde non hanno sempre brillato accumulando quattro pareggi tra casa e trasferta. Perché quando parliamo del Barcellona, infatti, dobbiamo sempre tenere a mente la sua cronica dipendenza che risponde al nome Lionel Messi, croce e delizia di questa strapotenza calcistica. Con ciò non si sta sostenendo che Messi rappresenti quel fenotipo anarchico che ascolta a intermittenza la direttive di allenatore e compagni. Piuttosto affermiamo che questi è uno di quei quattro o cinque giocatori al mondo (alla distanza il più forte del gruppetto elettivo) in grado da solo di cambiare radicalmente l’anima (e di conseguenza i risultati) della squadra in cui gioca.
Partiamo dunque dalle ovvietà: se Lionel Messi è in serata, non c’è squadra né formazione difensiva al mondo in grado di trattenerne la corsa, il dribbling e il goal. Ritorniamo proprio all’ultima partita del Barça. Il Barcellona alla fine del primo tempo è sotto 2-0 a causa delle ripartenze brucianti dell’attaccante Muriel e dei compagni. Il Siviglia attacca con una furia indoma, potendo permettersi addirittura il lustro di recriminare un parziale troppo esiguo per il volume offensivo proposto e per le occasioni create. Poi entra Messi, reduce da un lieve infortunio con l’Argentina, e il Barcellona – da che ondeggiava come una nave allo sbando – ritrova la strada maestra con due goal (pazzeschi) del suo numero 10 e del rapace Luis Suarez.
La partita di stasera è perciò nelle mani della Pulce: croce di una squadra che ne dipende ciecamente, delizia di un gruppo che gode del calciatore più forte del mondo.
Roma | La Situazione
Se i giallorosi fossero una canzone sarebbero di per certo la ballata del defunto Armando Trovajoli, Roma nun fa la stupida stasera, ma cantata con voce accorata (altro che con sorniona spensieratezza). Perché la Roma questo è, questo rimane: una squadra cronicamente imprevedibile. La Roma, detto in altri termini, non può permettersi di portarsi alcuna partita da casa (figuriamoci in esterna contro il Barcellona di Messi). Prendiamo come esempio l’ultima partita dell’undici di Di Francesco. I Giallorossi si presentano allo stadio Dall’Ara di Bologna, contro i blugranata di Donadoni (ironia della sorte gli stessi colori del Barça) con un mese di marzo allo spalle tutt’altro che negativo (quattro vittorie su quattro partite, di cui il 4-2 contro il Napoli di Sarri e l’1-0 di misura contro lo Shakhtar di Donetsk).
La Roma non perde a Bologna da tredici anni, in questa stagione è sicura del suo essere un animale da tranferta e in aggiunta, gli undici di Donadoni non hanno mai brillato di luce propria durante questa stagione di serie A Tim. In breve, il risultato sarebbe dovuto esser semplice o quantomeno gestibile per una delle prime otto squadre d’Europa. Ma i giallorossi son questi: nemici giurati della logica. Così dopo un inizio rassicurante, la squadra di Di Francesco crolla psicologicamente sotto i colpi di Nainggolan (infortunatosi al minuto ’17) e di Pulgar con un goal da fuori area al diciottesimo. Un uno-due stordente dal sapore pugilistico che manda in tilt le sinapsi di una squadra che troppo spesso dà l’idea di soffrire di crisi d’identità e attacchi di panico. Però anche la Roma (così come il Barça) ha i suoi assi nella manica…
Nel pieno della crisi del Dall’Ara al sessantunesimo entra Dzeko che quindici minuti dopo, sotto assist di Diego Perotti, trova l’incornata vincente rilanciando la corsa dei giallorossi e rinsavendoli dalle loro stesse crisi di prestazione. Perché Edin Dzeko è il vero e unico mattatore dei giallorossi di Di Francesco, non al livello del fuoriclasse argentino blaugrana, ma in grado con i suoi colpi tecnici e la sua presenza statuaria in campo di ribaltare da un momento all’altro le sorti della sua squadra.
Quali consigli restano da dare ai lupi ispirati dal Cigno di Sarajevo contro i temibili blaugrana guidati dall’indomabile Pulce? Nessuno: se Messi farà il Messi non vi sarà altro da fare che contenere l’incontenibile… Ciò nonostante, perché non sperare? In natura non si son mai visti dieci lupi guidati da un cigno, alla Roma sì.
Barcellona – Roma | Probabili formazioni
Barcellona (4-4-2): Ter Stegen; S. Roberto, Piqué, Umtiti, J. Alba; Dembele, Rakitic, Busquets, Iniesta; Messi, Suarez. All. Valverde
Roma (4-3-3): Alisson; Florenzi, Manolas, Fazio, Kolarov; Nainggolan, De Rossi, Strootman; El Shaarawy, Dzeko, Perotti. All: Di Francesco