Antonella fa le pentole ma non i coperchi, affermò Beppe Bigazzi, tornando a La prova del cuoco. “Bigazzi tuoi” rispose la Clerici, convinta che la vera rivoluzione copernicana fosse avvenuta ai fornelli di Raiuno. Poi qualcuno disse di lei “si è bevuta il Marocchino con più latte e meno cacao”. Era quel color di cioccolato che rende(va) il compagno Eddy Martens prelibato. Nata professionalmente tra Dribbling, rigori, punizioni, Telegoal, ha sempre confessato di non poter fare a meno del calcio, dovunque venga giocato. Ma la sua carriera, tra Aragoste a colazione e cous cous a pranzo, è continuata anche in altri settori….
Antonella Clerici spegne i fornelli con le sorelle Parodi. ID 579
Autunno in tv: parola d’ordine “fornelli accesi” ID 932
In cucina con Violetta ID 810
E a testimonianza dei pericoli che nascondono le trasmissioni di cucina, ecco il parere del Prof Pietro Antonio Migliaccio, Presidente della Società Italiana Scienze dell’Alimentazione. Per il nutrizionista, volto noto del piccolo schermo, ecco come sono le ricette in tv
Esistono davvero i cibi afrodisiaci? Qui trovate la risposta
Il quotidiano La Repubblica ha detto di lui: La sua cucina è il risultato di un giusto equilibrio tra la tradizione e la nuova concezione gastronomica, che porta ad alleggerire le pietanze.
Ne nasce una cucina creativa di territorio, rivisitata, che lascia spazio a preparazioni coniugate con prodotti di varia provenienza, sempre nel rispetto delle fondamentali regole di etica culinaria: delicatezza e leggerezza di contenuto. E’ lo Chef di Rai2 Alessandro Circiello. Per saperne di più www.alessandrocirciello.com
Marco Ferreri non avrebbe mai immaginato, nel 1973, che il suo film La grande abbuffata (La grande bouffe) dopo 40 anni sarebbe divenuto il simbolo di una inquietante tendenza televisiva: l’overdose di trasmissioni culinarie. I quattro personaggi della pellicola decidono, liberamente, di chiudersi in una villa per lasciarsi morire, ingozzandosi di cibo.
Allo stesso modo i telespettatori, nelle loro case, anch’essi volontariamente, vengono allettati, a tutte le ore del giorno, da ogni sorta di pietanze proposte da una pletora di imbonitori televisivi. Con il rischio di perdere di vista che “si mangia per vivere, non si vive per mangiare”. La pericolosa overdose di trasmissioni culinarie, presentate in tutte le salse, il richiamo ai fornelli di personaggi impensabili come Maria De Filippi e Simona Ventura, persino il coinvolgimento dei bambini tra pentole e coperchi, nascondono il profondo disagio del piccolo schermo. Mancano idee nuove e si ricorre alla reiterazione di schemi vecchi e monotematici. La tv non è più in grado di rigenerarsi all’insegna di una nuova filosofia creativa. Chiudersi nelle cucine (non solo made in Italy) è il segno di una debacle totale. La tv si brucia al fuoco dei suoi fornelli nella ricerca affannosa del gradimento di pubblico. E riutilizza vecchi format come fossero gli avanzi di un pranzo riciclati da una casalinga parsimoniosa che, nella realtà televisiva non esiste. Al contrario, ci sono autori, produttori e direttori di rete che investono milioni di euro su progetti spesso fallimentari. Un esempio per tutti: La terra dei cuochi, il discutibile cooking show di Antonella Clerici
Aggrapparsi all’ancora della tele-cucina, come mezzo di sopravvivenza, per le tv generaliste, satellitari e del digitale terrestre, nasconde un’altra inquietante verità: in tempi di crisi economica, quando il futuro si preannuncia sempre più incerto e a volte manca persino il necessario, la ricerca del cibo, anche in tv, ripropone il bisogno primordiale dell’essere umano. Vederlo, “assaporarlo” con gli occhi, costituisce una certezza per le fasce meno abbienti anche se non riusciranno mai a trasferire sulle loro tavole l’opulenza delle tavole televisive.
Nel pubblico meno giovane, che ha vissuto i disagi dell’ultimo periodo bellico, l’attuale crisi fa scattare l’angoscia di una nuova carestia alimentare. Gli spettatori delle ultime generazioni, invece, considerano coking e talent show come un gioco. Non si preoccupano della parsimonia nella scelta degli ingredienti, abituati ad avere il superfluo, non si scandalizzano del dispendio economico necessario per allestire le tele-cucine e ignorano le difficoltà quotidiane di chi soffre per la crisi economica ed è attento alla spending review. Sfogare le proprie frustrazioni economiche nell’abbondanza di trasmissioni culinarie significa costruire una sorta di immaginario collettivo nel quale tutto si trasforma in una dimensione onirica. La tele-cucina ha lo stesso impatto di una romantica soap opera dinanzi alla quale si sogna per allontanarsi da una poco gratificante routine quotidiana.
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Dopo il grande successo della miniserie Volare,andata in onda lo scorso febbraio e interpretata da Beppe Fiorello, Rai1 per cavalcare l’onda lunga del gradimento, ripropose “Sarò sempre tuo padre”, fiction andata in onda nel 2011 sempre con Fiorello juonior come protagonista. L’attore si ribellò
E c’è anche chi, dinanzi ad una replica passata infinite volte in video, ironicamente, anticipa le battute degli attori
E, a proposito de “Il Commissario Montalbano”, ecco il calendario delle repliche fino al prossimo 2 settembre
E’ sempre rimasta un’utopia la speranza che il piccolo schermo, in estate, diventi una palestra di sperimentazione, formazione di nuovi autori e conduttori, ideazione di format e progetti originali. Invece la tv del solleone, come sempre, è la stagione delle repliche. In un replay infinito la nostra televisione si risintonizza sul passato, svuota i palinsesti da ogni programmazione e, complice il gran caldo, si addormenta in attesa del risveglio autunnale. Quando la macchina produttiva ricomincia a mettersi in moto.
Così, con implacabile costanza,, i palinsesti si riempiono di “replicanti”. Una moltiplicazione all’infinito di vecchie trasmissioni già ampiamente passate in video che, troppo spesso, escono persino dai confini estivi per invadere le altre stagioni. Il fenomeno delle repliche annuali si è manifestato in tutta la sua virulenza soprattutto durante l’ultimo anno. Appena Rai e Mediaset concludevano i propri periodi di garanzia (mesi durante i quali, nei programmi di maggiore ascolto, gli spazi pubblicitari vengono venduti a prezzi più alti agli investitori) cominciava subito il tormentone delle repliche. Il fenomeno si è verificato già agli inizi di dicembre 2012, è proseguito nei mesi successivi, ha subito un leggero rallentamento, per esplodere da maggio in poi.
L’impatto sul pubblico, soprattutto per quanto riguarda l’azienda Rai, ha suscitato risentite polemiche, tanto che alcuni telespettatori hanno ipotizzato addirittura una riduzione del canone annuale per i mesi estivi. Eppure, accade un fenomeno davvero singolare: ad una insofferenza per l’assillante riproposizione di vecchi palinsesti , stranamente, corrisponde un incremento notevole degli ascolti. E, capita persino che le repliche dei programmi, spesso, conquistino più ascolti rispetto a quando sono andati in onda la prima volta.
La spiegazione di un tale comportamento, apparentemente anomalo, del pubblico è da ricercarsi nel progressivo degrado della qualità televisiva. Sia nel settore dello spettacolo che in quello della fiction, la crisi economica e la spending review hanno imposto una drastica riduzione dei mezzi disponibili e dei tempi di lavorazione. Il che significa, ad esempio, che gli attori hanno meno possibilità di ripetere una scena, qualora la sbaglino, anzi spesso, come accade per la lunga serialità, il lavoro è simile ad una catena di montaggio che non si può fermare. Quindi anche un eventuale errore non viene eliminato ma inglobato nella ripresa. A lungo andare lo scadimento della qualità crea un divario con la precisione e l’accuratezza presenti, invece, in prodotti del passato. La differenza stride e crea nel pubblico il desiderio di una maggiore qualità. Questo spiega l’immutabile gradimento di pellicole cult come La principessa Sissi e della serie tv dedicata a Il commissario Montalbano. La grandeur delle spettacolari ricostruzioni dell’impero austro-ungarico, colpisce il pubblico oramai abituato a inquadrature molto modeste e riprese limitate agli interni degli studi di posa. Per la serie con Luca Zingaretti è rilevante la caratteristica bellezza dei paesaggi siciliani. La regia “letteraria” di Alberto Sironi, poi, riesce a trasferire sullo schermo, la tipicità dei personaggi quasi fossero appena usciti dalle pagine di Camilleri.
Lette sui quaderni di scuola dei bambini che hanno partecipato a “Ti lascio una canzone” e a “Io canto”
Ieri il mio professore di matematica non riusciva a calcolare l’area del cilindro: aveva dimenticato di toglierlo dalla testa
Arianna dopo che uscì dal labirinto aprì una macelleria. Passò dal filo al filetto.
Il piatto preferito dagli Asburgo? L’asburger
Le caravelle di Colombo: la Nina, la Pinta e il Santamaria (Claudio)
Cimabue: parente più prossimo di Ligabue
La trasmissioni in cui sono impegnati bambini suscitano discussioni e confronti anche in rete.
Sul forum dei Negroamaro ho trovato alcuni pareri interessanti a proposito di “Ti lascio una canzone” e “Io canto”
Qui trovate altre riflessioni sul ruolo dei genitori nel volere a tutti i costi creare delle baby star
Che ne pensa l’Aiart, Associazione Spettatori Onlus
Baby star da baraccone televisivo
Catapultati sotto i riflettori perchè la loro ingenuità, coniugata alle doti canore o al talento in altri settori, è foriera di grandi ascolti. Trattati come adulti sottomessi alle ferree leggi dello spettacolo, i bambini sono oramai una componente indispensabile nella programmazione televisiva per adulti. Dopo aver svuotato, quasi completamente, le reti generaliste da qualsiasi contenuto idoneo agli under quindici, dopo aver relegato l’ex tv dei ragazzi sui canali del digitale terrestre (Boing, Rai YoYo, Rai Gulp) e su quelli della piattaforma satellitare (Disney Channel, Cartoon Network) non si è trovato di meglio che riempire il vuoto creativo dei palinsesti con i bambini-spettacolo. Situazioni che evocano le atmosfere del film Bellissima con le madri di oggi emule Anna Magnani spinte da velleità personali e dal sogno di far raggiungere ai propri figli quel successo che, spesso, a loro, è stato negato.
Con l’approdo dei bambini in prima serata, si è cercato di “adescare” con una sorta di fascinazione, un pubblico vasto e articolato. Così si è consumato l’ultimo atto di una strumentalizzazione condannabile da qualsiasi analisi psicologica ma dinanzi alla quale nessun organo, preposto alla tutela dei minori, è riuscito a intervenire.
Da Chi ha incastrato Peter Pan? a Ti lascio una canzone, fino a Io canto, le trasmissioni con i piccoli protagonisti si sono moltiplicate nel corso degli anni, assumendo connotazioni troppe volte inopportune. Senza nessuna cautela per la loro fragilità psicologica, i bambini sono sottoposti a competizioni in cui vengono giudicati da commissioni attraverso metodologie inadatte. Il caso della piccola concorrente, valutata negativamente da Pupo durante una puntata di Ti lascio una canzone, ha suscitato polemiche perchè la bambina è scoppiata in lacrime in diretta. Una tale situazione imbarazzante non ha influenzato il meccanismo della gara. Paradossalmente le critiche sono servite a incrementare ulteriormente gli indici di ascolto.