Quattro personaggi noti over 65 si mettono alla prova in un Pechino Express della terza età. Accettano di recarsi in Giappone accompagnati da una sorta di Cicerone o di giovane badante (Fabrizio Biggio) alla scoperta delle tradizioni locali. Tutti insieme appassionatamente, ognuno con le proprie caratteristiche, mettono in gioco la propria professionalità e una carriera collaudata.
E’ un paradosso constatare che, in uno show comico, il momento migliore sia stato proprio quello che ha affrontato tematiche serie. Invece è accaduto. La prima puntata di Facciamo che io ero, in onda su Rai2 giovedì in prime time con la gestione di Virginia Raffaele, nonostante l’impegno economico della rete, ha deluso le aspettative della vigilia dal punto di vista dei contenuti, privi della vis comica necessaria.
La serie Maltese-il romanzo del commissario, di cui la prima puntata è andata in onda su Rai1 l’8 maggio, richiama inequivocabilmente, le atmosfere in cui è abituato a muoversi il celebre Salvo Montalbano. Ad evocare il commissario dell’immaginaria Vigata, due elementi specifici e determinanti: il paesaggio siciliano, sul quale la regia di Gian Luca Tavarelli indugia con amore conclamato come se si trattasse di un’amante appassionata, e il dialetto, strettissimo spesso quasi incomprensibile.
Sembra che tutto l’antifemminismo più crudele, cruento, oscurantista e anacronistico sia stato concentrato nel personaggio di Giovanni Franza interpretato da Alessio Boni. Solo lui, il distillatore di grappa per eccellenza, maschilista oltre i limiti della decenza, che tratta le tre figlie come scomode suppellettili, è l’avversario da combattere per conquistare pari diritti e dignità.
Una prima puntata spettacolarizzata al massimo. L’annuale appuntamento con Amici in prime time, con cast rinnovato “pur nella tradizione” del talent show, ha festeggiato il sedicesimo compleanno. Ed ha esordito, sabato 25 marzo, con una miriade di ospiti, molti dei quali made in viale Mazzini.
Un Made in Sud che ha abdicato a buona parte della creatività e della vis comica presenti nelle edizioni precedenti. E la colpa non è da ricercarsi nel cambio di conduzione ma in una rilassatezza generale dei testi. Come se i comici avessero esaurito il proprio bagaglio di battute e perso il dono di intercettare i cambiamenti della società e dei costumi.
Forse sarebbe stato meglio definirla soap opera. Gli ingredienti ci sono tutti: amori, tradimenti, maldicenze, contrasti familiari, pettegolezzi, trasgressioni, problemi adolescenziali, persino atmosfere apparentemente paranormali. Anche la recitazione è degna del più classico feuilleton. Si è presentata così la prima puntata della nuova serie Sorelle, andata in onda giovedì 9 marzo su Rai1.
Manca qualcosa ai Fratelli di Crozza. Manca la vera vis comica, quel sens of humour sottile e intrigante, che ha contribuito a rendere uniche alcune parodie. Lenta, poco incisiva, nella pur pregevole brevità, la prima puntata del nuovo programma Fratelli di Crozza andata in onda il 3 marzo sul canale NOVE.
Ancora una volta a far da protagonista è lo splendido paesaggio siciliano. E poi la luce, la fotografia, gli scorci panoramici, la lentezza delle inquadrature quasi la telecamera volesse soffermarsi ovunque per sottolinearne la bellezza. A permettere tutto questo è la regia del veterano Alberto Sironi che segue da 18 anni Il commissario Montalbano. Un professionista che, con il trascorrere delle edizioni, ha amplificato il suo potere taumaturgico sulla serie, trasformando il lavoro del regista in un’opera di costruzione letteraria.
C’è del buono in Nemo- nessuno escluso ma ancora una volta non viene valorizzato. Peggio ancora: in mancanza di un’idea nuova ed originale, in grado di conferire più appeal alla formula, ci si aggrappa all’usato sicuro che per Enrico Lucci si identifica con il ruolo di inviato da lui svolto nel programma Le Iene show.