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La conferenza viene aperta da Tinni Andreatta, direttrice di Rai Fiction. La scelta è stata quella di mostrare persone vere della strada che si riuniscono, in nome della “terra più bella che ci sia”. La storia parte da una vicenda reale, per poi diventare una trama ricca e appassionante che si pione l’obiettivo di rifuggere gli stereotipi. Dirige Giulio Manfredonia, che alterna diversi registri.
Il racconto presenta diversi chiaroscuri: sia i personaggi positivi che quelli negativi, mostrano segni di forza e di debolezza. Non manca una “struggente” storia d’amore, in cui la protagonista femminile, alla fine, rifiuta la criminalità.
La chiesa che si vede nella miniserie, sottolinea la Andreatta, è quella di don Peppe Diana. in contemporanea con il lancio del prodotto, nei social è stata lanciata la campagna #metticilafaccia.
Matilde Bernabei, responsabile di Lux Vide insieme al fratello Luca, produttori di Sotto Copertura, annuncia che ci sarà il massimo sforzo per promuovere all’estero la miniserie. L’intento è quello di portarla negli stessi paesi in cui è stata venduta Gomorra, a riprova dell’impegno contro la criminalità organizzata.
La parola passa quindi a Luca Bernabei, che ricorda come la fiction sia dedicata agli agenti.
Gli autori hanno incontrato Vittorio Pisani, uomo dal grande, forte, senso della squadra: “il mio lavoro è privare la libertà ai camorristi, non la dignità”, ha detto loro. Questa è la prima fiction girata a Casal de’ Principe: come don Peppe Diana aveva tolto le inferriate alla sua chiesa, così Pisani ha fatto togliere il passamontagna ai suoi poliziotti, per infondere fiducia alla gente.
Il problema davanti a cui si sono trovati davanti gli autori, è stato quello di non poter racconatre le vite reali dei poliziotti pe runa questione di privacy. La soddisfazione è stata che, inviato il copione a Pisani, lui abbia riconosciuto la quotidinità della squadra.
Il regista Giulio Manfredonia parla di storia ricca di archetipi. Il punto di vista scelto è, da una parte quello di una ragazza che cresce all’interno di una cultura, e, dall’altra, un poliziotto che la osserva ed è costretto a capirla. Comprendere la logica che muove e alimenta la camorra: girare a Casal de’ Principe dunque, non è stata un’esigenza estetica ma narrativa.
Ad intepretare Vittorio Pisani, Claudio Gioè: “Ho cercato di restituire il piglio, l’attitudine al comando che ci vuole in questi luoghi difficili”. Gioè, che in passato ha intepretato anche Totò Riina, ha compiuto un lavoro attoriale completamente diverso, perché qui ha potuto interloquire con il personaggio portato sul piccolo schermo; per Riina invece, la fonte era solo la ricostruzione storica.
Per Luca Bernabei, il linguaggio di Sotto Copertura è internazionale. La Andreatta osserva che al centro della serie, è aver sottolineato che a Casal de’ Principe non tutta la gente appoggia la camorra.
Guido Caprino, che presta il volto a Iovine, si è invece potuto basare sui pochi fotogrammi dell’arresto: la sua scelta è stata quella di basarsi soprattutto sulla scenggiatura, cercando di rendere il personaggio sì accattivante, ma non affascinante. L’attore ha inoltre cercato di dargli una coerenza cercando di non perdere il punto della situazione.
Il covo di Iovine non è ancora stato trovato, ma quello di Zagaria si, perciò sono stati visionati diversi filmati. L’idea dunque di utilizzare cemento armato nella ricostruzione del bunker, è dovuta al fatto di aver immaginato un posto che è reclusione ma anche lusso al tempo stesso.
Le figure femminili presentano diverse sfaccettature: dalla donna della squadra che incarna la rabbia di chi condanna le scelte sbagliate, alla forza del commissario.
Dalila Pasquariello intepreta Anna, la protagonista femminile. Chi ha arrestato Anna, le ha raccontato di quanto fosse furba, di unaragazza che non temeva niente e nessuno, nemmeno lo stesso Iovine: cresciuta nell’ambiente, la sua vita è cambiata quando ha incontrato Emilio. Ed Emilio è il personaggio positivo che non è coinvolto con la camorra, non buono in assoluto, ma comunque estraneo alla criminalità.
Infine, la colonna sonora. La sigla è infatti affidata al rapper Lucariello chiamato direttamente dalla figlia di Matilde Bernabei. Lucariello ha partecipato anche alla colonna sonora di Gomorra: il rap è una musica dura che permette di raccontare in maniera forte.
La conferenza si conclude qui, l’appuntamento è per lunedì su Rai 1.