{module Google ads}
Innanzitutto la fiction, che ripropone tout court molte delle situazioni della serie originale, ha la pretesa di rappresentare la famiglia italiana nella sua evoluzione attraverso tre generazioni. Quattro figli, due sorelle e due fratelli con le rispettive famiglie fanno capo ai due genitori che, dopo una vita di lavoro, si sono ritirati in una villa sul litorale romano. Questo dovrebbe essere il primo segnale dell’italianità del racconto. Il secondo dovrebbe trovarsi nei problemi degli adolescenti che popolano la storia coinvolgendo la scuola, gli amici e preoccupando i genitori. In particolare Tutto può succedere ha la pretesa di accendere un faro sulle tematiche del disagio giovanile, sull’uso di stupefacenti, sui rapporti inter- familiari, sulle dinamiche relazionali, sulla disoccupazione, sul rapporto genitori- figli. Uno sguardo a tutto campo anche e soprattutto sulle relazioni sentimentali e persino sulla malattia, riproponendo, la presenza di un bambino, Max, affetto da sindrome di Asperger, la medesima sintomatologia presente in Parenthood.
Insomma un insieme di situazioni nelle quali dovrebbe rispecchiarsi la società attuale, una visione sulla famiglia tradizionale e allargata, proposta in tutte le sfaccettature. Ma gli sceneggiatori di casa nostra non posseggono la medesima forza creativa dei colleghi statunitensi. Hanno, invece, la capacità di banalizzare il racconto televisivo soggiogandolo alle leggi, troppo spesso buoniste e retoriche della fiction di casa nostra. Sono insuperabili nel riproporre sempre i medesimi schemi obsoleti e sfruttati della commedia italiana intrisa di dolore e sentimento, di gioia e sofferenza. Il family drama made in Italy ripercorre, cioè, atmosfere già viste nella fiction nostrana e ampiamente sfruttate nel racconto televisivo.
Tutte le situazioni presenti nella serie, una volta italianizzate, non presentano alcun appeal. Il cast non brilla per impegno recitativo: evidente la fretta, per motivi economici, con cui molte scene sono state girate laddove un tempo sarebbero state scartate e ripetute. Chiaro anche l’obiettivo di rendere accattivante lo svolgersi degli eventi attraverso un montaggio veloce e un ritmo altrettanto snello.
La fotografia appare particolarmente curata al punto che spesso alcune scene sembrano immagini pittoriche: questo fa da contraltare a molti dei limiti fin qui analizzati.
Buone le prove degli attori più anziani come Licia Maglietta e Giorgio Colangeli nel ruolo dei genitori. Riescono a salvarsi anche Maya Sansa e Pietro Sermonti mentre Alessandro Tiberi appare alquanto “calcato” nella recitazione.