{module Google ads}
Claudia, diamo tre agli italiani tre buoni motivi per guardare È arrivata la felicità.
I primi due sono facili: perché ci sono io e perché c’è Claudio Santamaria (ride)!
E il terzo?
Si tratta di una serie che racconta una storia d’amore familiare in modo trasversale, coinvolgendo sia gli adulti che i bambini. I telespettatori potranno condividere le gioie e i dolori di due famiglie molto diverse tra loro. Parlare d’amore è sempre divertente e lo racconteremo sotto tutti i suoi aspetti. In fondo, è un po’il nostro cruccio vivere la vita in funzione dell’amore, un sentimento “ingombrante”. Ecco, la nostra fiction vuole essere proprio così!
Quanto somiglia Claudia Pandolfi al suo personaggio, Angelica?
Siamo entrambe giovani donne con due figli. Come Angelica, anch’io sono una persona gioiosa e ordinata, soprattutto nella vita privata. Per mandare avanti una casa ed una famiglia ci vuole tanta organizzazione e in questo Angelica mi è molto simile.
Differenze?
Rispetto ad Angelica, non sono così votata alla missione altruista di voler risollevare il cuore di qualcun altro (quello di Orlando, il personaggio di Santamaria, ndr). Io sono un pochino più egoista.
Con Claudio Santamaria avete già lavorato insieme (nella miniserie Il Caso Soffiantini, ndr). Com’è stato ritrovarlo sul set dopo quattordici anni?
Una bella emozione, perchè Claudio è innanzitutto un amico, un ragazzo garbato, serio e molto professionale. Quando trovi colleghi con tutte queste qualità, lavorarci insieme è molto piacevole e tutto diventa più facile.
La scintilla tra Orlando ed Angelica scocca a passo di tango. Siamo curiosi, come se la cava Santamaria nel ballo?
Mi ha pestato sempre i piedi, ogni volta che abbiamo girato (ride)! Noi ci siamo messi alla prova con il tango in maniera molto giocosa, ma è una disciplina molto seria. Prevede un rito, una cultura. L’uomo deve saper guidare la donna e anche rispettare lo spazio è non è facile.
La felicità sta per arrivare anche nella vita privata…
Sì, sono incinta di sei mesi e partorirò un maschietto. Ho già vissuto un’emozione del genere quando è nato il mio primo figlio. Credo che il legame che si crea con i figli sia una sorta di fil rouge, anzi lo definisco un “fil white”, un colore che dà l’idea del candore, proprio quello che contraddistingue il rapporto tra una mamma e il suo bambino.