A tra poco con la diretta.
Inizia il viaggio indietro nel tempo, Alberto Angela ci fa tornare al Rinascimento a bordo di un antico Vascello: la Cappella Sistina.
Tutti abbiamo rivolto lo sguardo verso questo maestoso edificio per osservare la fumata bianca durante le elezioni papali. Oggi ne esploreremo l’interno e ne scopriremo i segreti.
Ritroviamo Alberto nella Sala Ducale, ricoperta di affreschi e di marmi. Una parete è decorata da un sipario di marmo e stucchi opera di Bernini, trucco per mascherare il fatto che le due aule che compongono la sala non fossero perfettamente simmetriche.
Si passa poi alla Sala Regia, lunga 40 metri e con un soffitto altissimo. Oltre la porta si trova la Cappella Sistina, luogo fondamentale per la storia della Chiesa – poichè è lì che vengono eletti i Papi.
La Sistina ha una lunga storia da raccontare. E’ una Bibbia illustrata, messa intorno a noi. Antico e Nuovo Testamento si incontrano, ogni affresco rimanda all’altro.
Non è solo opera di Michelangelo, che ha realizzato “l’inizio di tutto e la fine di tutto”, ma è un luogo che condensa la genialità di artisti vari e di personalità di spicco.
La voce di Luca Ward ci porta alla scoperta della Roma Medievale: al tempo la città era dominata dalle rovine dell’Antica Roma.
Le strade erano occupate da mercanti improvvisati, ma non c’erano prodotti come il cioccolato o i pomodori, che sarebbero arrivati in Italia solo dopo la scoperta dell’America.
La città era in fermento ed ospitava moltissimi stranieri, ma era una città violentissima. Un affronto poteva costare una coltellata. Il Papa tentò di riportare la città al suo antico splendore donandole la Lupa Capitolina e fondando la Biblioteca Apostolica, ma non bastava. Capì che serviva qualcosa di più ed è così che Sisto IV decise di far costruire la Cappella Sistina.
La basilica di San Pietro era ancora in costruzione, la cupola era composta da sole impalcature. Voleva costruire una cappella che rappresentasse lo splendore del papato e decise di farlo in un’antica cappella che era in cattive condizioni, perchè posta su un terreno instabile che in passato aveva ospitato delle necropoli. Decise dunque di abbatterla e ricostruirla da capo. Il nuovo edificio era lungo 41 metri, largo 13 e con una volta a botte. Sei finestroni su ogni lato e due in fondo.
Il primo capolavoro realizzato fu il pavimento: un tappeto di marmo in stile cosmatesco, che ricorda decorazioni medievali – bizantine. Il pavimento fu realizzato spogliando straordinarie strutture antiche (colonne ed edifici romani).
Un’altra importante cappella affrescata nel ‘400 si trova a Firenze, al tempo dominata dai Medici. Sisto IV era entrato in contatto con la famiglia, perchè aveva bisogno di un prestito per comprare Imola. Lorenzo rifiuta e Sisto IV dà in mano le finanze papali ai Pazzi, famiglia rivale che voleva rovesciare il governo dei Medici.
Santa Maria del Fiore ospitò la congiura dei Pazzi. La Cupola del Brunelleschi era stata finita qualche anno prima, ma non era stata ancora affrescata dal Vasari. Lorenzo e Giuliano de’Medici dovevano essere oggetto della congiura, ma alla messa a Santa Maria del Fiore, si presentò in tempo solo Lorenzo. Giuliano lo raggiunse dopo, ma si posizionò dalla parte opposta al fratello (per non essere entrambi esposti ad un possibile attentato). Al momento dell’elevazione scattò la violenza. Giuliano fu colpito a morte; Lorenzo fu preda di un assalto, ma qualcosa andò storto: una guardia del corpo lo salvò e gli permise di rifugiarsi nella sacrestia. L’accaduto ci è stato raccontato da Poliziano. La sacrestia racchiudeva vere e proprie opere d’arte.
Firenze si ribellò ai Pazzi dopo un attentato visto come un sacrilegio perchè compiuto in un luogo sacro. Si scatenò una caccia all’uomo. La pace tornò solo quando i Turchi presero Otranto ed il Papa ritirò la scomunica. Per ringraziarlo Lorenzo inviò a Roma i suoi migliori artisti di corte. Solo Leonardo non si recò a Roma, perchè preferì andare a Milano alla corte di Ludovico il Moro.
Botticelli, il Ghirlandaio, Cosimo Rosselli, il Perugino, il Pinturicchio, questi sono solo alcuni degli artisti che cominciarono lo straordinario lavoro della cappella Sistina. Il dipinto si svolse in unità verticali e richiese circa due anni.
Il Perugino, per conciliare gli stili differenti, decise la linea dell’orizzonte ed i colori che avrebbero dovuto caratterizzare gli affreschi. Fu una geniale opera di gruppo, pagata molto poco. Gli artisti erano considerati artigiani.
Furono rappresentati percorsi per la salvezza.
Alcuni volti sembrano idealizzati e perfetti, mentre altri sembrano presi dalla vita reale o autoritratti. Nelle Tentazioni di Cristo di Botticelli c’è luminosità e bellezza, ma c’è un prelato che raffigura il nipote del Papa Sisto IV, Giuliano della Rovere (Papa Giulio II): colui che chiederà a Michelangelo di affrescare la volta. Nell’affresco notiamo anche un ragazzo con un cagnolino bianco, che nasconde un segreto che sarà più tardi svelato.
La vocazione degli apostoli fu realizzata dal Ghirlandaio, maestro di Michelangelo. La consegna delle chiavi è un’opera immortale del Perugino. E’ forse l’opera più simbolica perchè rappresenta la nascita della chiesa. Il Perugino si è autoritratto come un uomo paffuto.
L’ultima cena di Cosimo Rosselli mostra Giuda che siede dalla parte opposta di Cristo e degli apostoli ed ha un diavoletto sulla spalla. C’è anche il famoso cagnolino bianco, che era in realtà il cane di Cosimo – mascotte degli artisti durante i lavori agli affreschi.
Il 15 Agosto 1483 fu inaugurata la Cappella. Pochi anni dopo il mondo fu stravolto dalla scoperta dell’America. Da allora le scoperte si susseguirono e portarono alla nascita del Rinascimento.
La volta fu dipinta blu stellata ad opera di Piermatteo D’Amelia, ma la cappella ebbe un cedimento strutturale ed il Papa decise di rimpiazzare l’opera. Per farlo chiamò Michelangelo.
La Battaglia dei Centauri è una delle prime opere dell’artista, creata a soli 17 anni, ma incompiuta per la sopraggiunta morte di Lorenzo de’Medici – a cui era dedicata.
L’opera è attualmente custodita nella Casa Ghibellina di Michelangelo a Firenze. Quando fu chiamato dal Papa Buonarroti stava già creandone la tomba e cercò quindi scuse per non incaricarsi anche della Cappella Sistina.
Al nipote scrisse perchè stava male. Enrico Lo Verso – interprete di Michelangelo in una pellicola cinematografica – ci riporta le parole di Michelangelo. Lo Verso ci racconta la personalità di Buonarroti, che non era affatto duro come è stato rappresentato nel corso dei secoli. L’opera d’arte preferita di Enrico è la Pietà.
Michelangelo scappò ed il Papa non la prese bene. Gigi Proietti ci riporta le parole che il Papa scrisse ai capi della Repubblica Fiorentina, spronando Michelangelo a tornare a Roma.
Venuto a conoscenza di tali parole, Michelangelo tornò a Roma per dipingere la Cappella. L’artista non ha mai realizzato un affresco ed inizialmente si fa consigliare, ma poi manda via tutti ed in soli 4 anni crea un caleidoscopio di figure e lunette.
L’opera di Michelangelo inizia con il Diluvio Universale, ma Buonarroti decide di rifarlo da capo perchè non è soddisfatto del risultato. Impara via via la tecnica dell’affresco. A 21 metri d’altezza non è facile lavorare e dovette usare delle impalcature orizzontali.
Ai lati sono rappresentati profeti e sibille perchè sono coloro che preannunciarono l’arrivo di Gesù. Le sibille pur essendo pagane profetizzarono l’arrivo di un salvatore del mondo. Tra i profeti c’è Gioele, colui che brama, al quale Buonarroti diede il volto del Bramante.
Alberto Angela, grazie alla tecnologia 3d, ci mostra le impalcature sulle quali lavorò Michelangelo.
Attorno ad ogni riquadro della genesi ci sono sempre quattro giovani nudi. Secondo alcuni le figure sembrano più scolpite che dipinte. Per realizzarle più velocemente, Michelangelo utilizzò sempre la stessa struttura in cartone e sono dunque speculari. In uno dei riquadri però manca uno dei giovani. Lo strappò nell’affresco fu causato da un’esplosione all’interno di Castel Sant’Angelo.
Michelangelo ha raffigurato anche il Peccato originale, ma in esso il serpente ha le sembianze di una donna, che offre ad Eva non una mela, ma bensì un fico. Dopo la cacciata Adamo ed Eva diventano vecchi e brutti.
Il terzo ed il quarto giorno della creazione rappresentano la nascita del sole e delle stelle. Le figure rappresentano natiche nude, ma al tempo non destò scalpore.
L’immagine forse più famosa della Cappella è la Creazione di Adamo. Si rimane a bocca aperta davanti ad un’opera del genere. Uno dei putti ha uno sguardo intenso, è rapito da ciò che vede. Dio sembra giovane, come un artista che crea la sua opera più bella.
Il tocco è simbolico: non si capisce se sia già avvenuto o debba ancora avvenire. L’incertezza generata dalla distanza tra i due indici crea una sensazione di infinito.
Il tocco non è però di Michelangelo. Lui l’aveva dipinto, ma una crepa – pochi dopo la sua morte – sezionò l’opera e toccò a Domenico Carnevali ridipingerlo.
Il 31 Ottobre 1512 il lavoro di Michelangelo terminò.
A casa Buonarroti sono custoditi più di 200 disegni. I bozzetti sarebbero preparatori di un grande affresco che vedeva una sfida tra Leonardo e Michelangelo. L’opera non fu però mai realizzata.
La carta era rara al tempo e dunque Michelangelo utilizzò i disegni per scrivere le proprie “liste della spesa”. L’artista era molto ironico ed oltre a scrivere ciò che gli serviva lo disegnò.
Nella residenza è conservato un busto di Michelangelo creato sulla base di una maschera mortuaria. Vediamo il volto del Buonarroti ad 89 anni.
Mentre Michelangelo dipingeva gli affreschi della Cappella Sistina, il giovane Raffaello affrescava le stanze papali. Tradizione dice che Raffaello una notte si intrufolò nella cappella ed ispirato dai lavori di Michelangelo inserì nella sua opera, La scuola d’Atene, un personaggio raffigurante l’artista.
Raffaello era molto amato e richiesto a Firenze, per la sua grazia e per la sua sensualità. Conquistò anche Giulio II che gli affidò la decorazione delle stanze papali e lo nominò conservatore dell’arte antica. Leone X gli affidò la parte più bassa della cappella sistina, chiedendogli la creazione di alcuni arazzi.
Raffaello si occupò della creazione di alcuni quadri preparatori, dei modelli in cartone che potessero essere utilizzati dagli artigiani. Attualmente i cartoni sono conservati a Londra. Furono persi per 100 anni e ritrovati da Francis Drake, che li acquistò per conto di Carlo I. Le immagini sono speculari ed i colori sono diversi, ma sicuramente gli arazzi saranno stati attenuati dall’influenza della luce. Ulisse ci porta a Gobelins, dove ancora oggi si pratica l’arte della tessitura d’arazzi.
Mentre Raffaello realizzava gli arazzi, Michelangelo era tornato a Firenze e si dedicava alla scultura. A San Lorenzo a Firenze, chiesa parrocchiale della famiglia Medici, riposano in pace Giuliano e Lorenzo in un sepolcro in marmo, sovrastato da tre opere scultoree. La chiesa custodisce molte delle sculture di Michelangelo e dei suoi allievi, opere caratterizzate dall’allegoria del tempo e delle fasi del giorno.
Con il sopraggiungere del Protestantesimo e l’elezione del nuovo sovrano del Sacro Romano Impero, cambiò il mondo. Salì al potere Carlo V e l’Italia diventò terreno di battaglia per le grandi potenze europee. Nel 1527 Carlo V mandò un esercito a punire il Papa. Otto mesi dopo finì l’assedio, ma nel frattempo la popolazione era stata decimata.
Nel 1534 Michelangelo tornò nella Cappella Sistina per realizzare il Giudizio Universale. Ha ormai 57 anni, ma intraprende questa opera. Torna a Roma per l’arte e per amore – si era infatti innamorato di un giovane di soli 23 anni, che gli rimarrà accanto fino alla morte. Michelangelo si impegnò duramente, ad un certo punto cadde dall’impalcatura, ma non si fermò.
L’azzurro intenso del Giudizio Universale colpisce particolarmente. Il blu è sempre stato un colore molto usato in pittura, ma molto costoso perchè proveniente dai lapislazuli. Nella cappella Michelangelo lo utilizzò poco proprio per questo, ma nel Giudizio Universale – visto che le spese erano a carico del Papa – lo utilizzò moltissimo.
Nel Giudizio universale di Michelangelo, tutto ruota intorno alla figura di Cristo. San Giovanni Battista rappresenta tutti coloro che aspettano il giudizio universale. Adamo è teso, attende il giudizio. Accanto a lui Eva conforta una donna in un momento cruciale di tutti i tempi. La mano alzata sembra quasi fermare il tempo o minacciare i dannati. Sulla parte destra l’insieme di figure rimane staccata da ciò che c’è sotto.
La Vergine intimidita siede accanto a Cristo, attende ma è serena. Questa figura è realizzata con una tecnica inventata da Michelangelo, una modalità che precede di secoli il divisionismo o puntinismo.
I dannati precipitano giù, sono spinti dai demoni, presi a pugni dagli angeli. I demoni sono rappresentati con corna e unghie d’aquila. Caronte colpisce i dannati spingendoli verso l’Inferno. I volti sono tutti più brutti. La sofferenza domina e richiama subito alla mente i versi dell’Inferno dantesco – declamati da Proietti.
Michelangelo terminò il Giudizio Universale nel 1541. Alcune copie ci testimoniano che per 25 anni le figure create da Michelangelo restarono nude, poi il Papa chiese all’artista di “acconciarle”. Lui si rifiutò. Nel 1564 il Concilio di Trento decise che i nudi dovevano essere coperti. Se ne occupò Daniele da Volterra. In seguito al restauro degli anni’80, 17 delle 41 braghe applicate da Volterra furono rimosse.
Ulisse termina qui, appuntamento alla prossima settimana con uno speciale sull’antica Roma e Cleopatra.