L’attrice ha mostrato una grandissima capacità di coinvolgimento, è stata credibile in ogni aspetto della sua recitazione ed ha interpretato in maniera emozionale i principali brani che fanno parte del repertorio della cantante scomparsa nel 1995 a soli 47 anni.
Salvata la bravura della protagonista che ha acceso la giusta luce sulla vicenda umana e professionale della protagonista, bisogna, purtroppo sottolineare la frammentazione del racconto proposto.
Sapevamo di continui flash back, ma immaginavamo che fossero di maggiore durata e che non si alternassero in maniera così veloce, l’uno dopo l’altro in salti temporali. Si è persa la continuità della narrazione: il telespettatore non riusciva ad immedesimarsi in un’epoca che già veniva proiettato in un’altra. Spesso la differenza tra un anno e l’altro veniva evidenziata solo da qualche auto del tempo posteggiata in esterni poco credibili o da una cabina telefonica.
Eppure la ricostruzione storica dei vari momenti della vita della Martini non è stata superficiale: si è notata una cura quasi puntigliosa nella ricerca degli elementi caratteristici. Tutto questo non è stato sufficiente a salvare Io sono Mia dalla fragilità e dalla frammentarietà della sceneggiatura che si è limitata a correre negli anni, a tornare indietro e poi ritornare nelle vecchie dimensioni temporali.
Il telespettatore resta spiazzato perché abituato alla continuità narrativa che, purtroppo viene interrotta troppe volte. Per coloro che non conoscono nei dettagli l’avventura personate e professionale di Mia Martini, non è stato semplice seguire il Tv movie altalenante in un marasma temporale.
Raccontare all’incontrario è sempre stata una moda per Rai Fiction. In Io sono Mia si parte del 1989, anno in cui l’artista ha partecipato al Festival di Sanremo con il brano cult Almeno tu nell’universo. E la protagonista si racconta ad una giornalista di fantasia interpretata credibilmente da Lucia Mascino.
Il resto del cast ha goduto di momenti di visibilità amarcord: da Franco Califano a Bruno Lauzi, solo per citarne alcuni. Qualche dubbio, sorge sulla rappresentazione di tutta la kermesse sanremese, limitata ad una ricostruzione talvolta superficiale.
Con una esistenza così piena di dolori e sofferenze, di emozioni, di successi e di crolli, era necessaria una sceneggiatura diversa. Bisognava seguire più linearmente l’evoluzione di una personalità intensa e tragica, danneggiata, purtroppo, da pregiudizi troppo più grandi di lei.