Gli ascolti erano sempre in doppia cifra. Negli anni seguenti il fenomeno talk si è diffuso a macchia d’olio e come sempre accade il troppo stroppia. Con il telespettatore assuefatto anche dalla durata delle trasmissioni, una lunghezza di oltre tre ore necessaria per recuperare share nella seconda parte e per non spendere altri soldi (a parità di costo meglio economizzare spalmando il tempo di trasmissione è la scuola Cairo su La7).
Ebbene quattro anni dopo Giovanni Floris e Michele Santoro sembrano seduti ai due estremi di un’altalena. Il primo alla quarta stagione su La7, con diMartedì nell’ultima puntata è arrivato ai massimi livelli, quelli del suo Ballarò per intenderci. Il teletribuno invece è in caduta libera. Ha cambiato genere di trasmissione ma le sue discussioni sulle docufiction che realizza non fanno più breccia sul pubblico a casa. E la percentuale di share raggiunge il 3%. La stessa che ha visto ripartire da La7 Floris, arrivato punto dopo punto al 14%. Ci sono volute 4 stagioni ma la crescita è stata costante, così come si può dire anche la discesa di share di Santoro.
Ovviamente negli ultimi anni Floris e Santoro hanno dovuto combattere contro competitor agguerriti. Prima l’amico Massimo Giannini che ha ereditato Ballarò, non senza polemiche e veleni. Poi è subentrato Gianluca Semprini e infine Bianca Berlinguer. Tutti competitor affondati da Floris che nell’ultima puntata ha doppiato #cartabianca, nonostante il programma di Raitre abbia registrato il miglior dato di ascolti degli ultimi mesi. Per contro Santoro è affondato sotto i colpi del suo ex allievo Corrado Formigli.
Durante la puntata record di ascolti di diMartedì Floris ha ottenuto il picco di pubblico (oltre 4,1 milioni) durante l’intervista a Matteo Salvini, mentre la Berlinguer contrapponeva al leader della Lega un’intervista a Orietta Berti. Il picco di share invece Floris l’ha ottenuto (19,5%) durante il dibattito tra Bersani, Travaglio, Giannini, Barbano, Sigurani, Cassese e Donato.
Tutta la puntata di Floris è stata interessante. Con la presenza di politici come Salvini e Bersani. Opinionisti del calibro di Travaglio, Belpietro, Sallusti, Giannini, Telese, Damilano, Franco, Barbano, Scanzi. Esperti come Lucrezia Reichlin ed Emmanuela Bertucci, nonché il regista Paolo Genovese e il neo direttore del Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni. Ovviamente il tutto condito dalle apparizioni di Gene Gnocchi.