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Oggi lo si ascolterà mentre, nell’Auditorium ‘Arturo Toscanini’ di Torino, sarà alla guida dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Carico di titoli, James Conlon – già direttore musicale dell’Opéra di Parigi, delle Filarmoniche di Colomia e di Rotterdam, e attualmente della Los Angeles Opera – da ottobre sarà direttore principale della suddetta Sinfonica della Rai a Torino.
La specializzazione di James Conlon – che recentemente ha diretto con gran successo il Concerto di Capodanno al Teatro La Fenice di Venezia – è volta al settore della musica contemporanea, le cui sonorità inedite gli sono particolarmente congeniali.
James Conlon
E ciò appare evidente nella scelta del programma del concerto odierno, dedicato al franco-americano Edgar Varèse (1883-1965) e all’austriaco Franz Schreker (1878-1934): solo dopo l’esecuzione della loro musica, Conlon passerà al capolavoro assoluto di Beethoven, alla “Quinta Sinfonia”, quella in do minore op.67, data en première nel 1808 al Theater an der Wien di Vienna.
Varèse è un precursore della via che nel Novecento ha preso la musica, di cui – dopo le creazioni ancora tutte acustiche – ha preannunciato non solo l’orientamento verso l’elettronica, ma altre connotazioni decisive per l’Avanguardia, quali la sparizione del confine fra suono e rumore, l’uso della tecnologia e l’unione con altre forme espressive, come la pittura (Varèse era anche amico di Picasso).
Beethoven
Egli è stato un compositore inquieto, amico di Debussy, di R.Strauss, di Busoni: nel 1915 passò in USA e per anni si è anche allontanato dalla composizione, tornandovi negli anni ’50 quando il mondo si accorse della novità della sua musica: ed ebbe per allievi Luigi Nono, Maderna, Schnebel.
Conlon dirigerà un’opera importante del 1925 di Varèse, gli “Intégrales” composti per strumenti a fiato e percussioni (come per “Déserts” e altre successive opere), in cui il culto del timbro, specie quello acuto e penetrante di flauti e clarinetti, affiora da subito sul sound di tamburi, trombe, timpani, creando dissonanze cercate e ostentate, espressioni della scomparsa del Bello dal mondo contemporaneo, aperto invece ai suoni metallici e freddi.
Seguirà l’ancora classica “Kammersymphonie” (un titolo molto utilizzato dagli artisti del Novecento) del 1916 dell’austriaco Franz Schreker, compositore di famiglia ebraica che ebbe a patire per questo, durante il Nazismo. Ed anche per lui si può dire che, come per il russo Alexandr Skrjabin, individuò nell’altezza dei timbri un potere immaginifico, visionario – specie per le sonorità wagneriane – che lo fece approdare a soglie mistiche.
Da ultimo, Conlon interpreterà la Quinta Sinfonia, la più nota di Beethoven, quella del “destino che bussa alla porta” come egli stesso ebbe a dire, in piena età romantica – la Sinfonia fu completata ed eseguita a Vienna nel 1808. Mai come in essa – nonostante la classicità della sua struttura ed il perfetto rispondere al dualismo tematico nel suo completo sviluppo – la potenza musicale beethoveniana e la forza della fede del compositore nell’uomo e nella giustizia umana si affermano e trionfano, specialmente nel primo e nell’ultimo tempo.