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Allora, Emanuela, cominciamo proprio da Giulio per parlare di libri. Che cosa gli leggerà quando sarà grandicello, o che cosa gli suggerirà di leggere?
“Il piccolo principe di Saint Exupery. La storia di un bambino che sogna e che manda messaggi di saggezza al mondo. Un apologo sostenuto dalle illustrazioni dell’autore. Un libro di formazione per tutti i ragazzi. E anche per gli adulti, non crede?”.
E quando suo figlio sarà adolescente?
“Novecento di Alessandro Baricco. Un romanzo che ho amato e amo tanto. Nelle mie scorrerie in libreria lo comprai appena uscito. Anche la storia del pianista che ha paura di scendere dalla nave e di aprirsi al mondo è educativa nel suo simbolismo. E’ come se a un giovinetto si dicesse: tutto il bello della vita è là, a portata della tua mano. Basta solo che tu scenda dalla tolda che ti culla sul mare come appunto nel lettino di bimbo e che cominci a conoscere, a rapportarti con le persone, a dialogare con gli altri, a capire la diversità dei caratteri e delle situazioni. A non aver paura degli imprevisti, a imparare a fronteggiarli. Anche il film di Tornatore, tratto dal libro, è tanto allusivo e magico, direi”.
I titoli della sua giovinezza?
“I Buddenbrook di Thomas Mann, la Trilogia di Calvino, Il diario di Anna Frank. Amo la narrativa anche se ora i miei tempi di lettura sono molto lunghi. Il lavoro e questa bellissima maternità mi tolgono tempo. Però ho ripreso Il ritratto di Dorian Gray di Wilde, ma anche il Napoleone di Guido Gerosa. Poi sul comò hanno un posto d’onore Il manuale di sceneggiatura cinematografica e quello dell’Attore di Dario Fo. Cerco inoltre i volumi che diano linfa al mio lavoro, che mi insegnino nuovi modi di propormi al pubblico. Mi ha aiutato Se vuoi puoi di Roberto Cerè. Un coach della mente che ti insegna a ottenere certi risultati, a ridarti grinta in momenti di stanca…”
Ma va in libreria anche per gli altri?
“Adoro regalare libri. Recentemente mi sono recata in Canada per la trasmissione dedicata agli italiani all’estero e ne ho acquistati parecchi in inglese, per le mie nipoti. La valigia è diventata pesantissima…”.
Lei tanto divertente non si converte mai a letture leggere?
“Sì, con i libri di Fabio Volo. Sono una sua fan, scrive pagine lievi e profonde insieme. Vorrei conoscerlo. Gli sono indirettamente grata per avermi dato il coraggio di firmarlo io, un libro”.
“Fra me e me”, uscito due anni fa per l’editore Aletti.
“Già. Mi ha introdotto alla casa editrice la cara amica Solange. Ho raccontato la mia storia dall’alto dei quarant’anni. La fissazione per le imitazioni, mentre frequentavo il liceo sperimentale pedagogico a Terni, la mia città. I miei mi prendevano in giro, però assecondandomi. Mamma mi accompagnò alle selezioni della Corrida, al Brancaccino di Roma. Avevo 18 anni, era il maggio del ’92. Vinsi e mi sembrava un gioco. Il 27 maggio, il giorno del mio compleanno, mi chiamarono alla Dear per Stasera mi butto. C’erano Mirabella e Massimo Cinque. Superai anche questo provino e presi il volo. Conobbi Maurizio Costanzo, Frizzi, Lorena Bianchetti, Carlo Conti…”.
Con Conti è nato un bel sodalizio. Ora è lei una coach dell’imitazione, a “Tale e quale Show”.
“Ricominceremo a settembre. Carlo è una persona eccezionale, il successo della trasmissione si deve a lui. E’ serio e professionale. Capace di darti forza”.
Che cosa ha provato mentre scriveva “Fra me e me”?
“Un grande senso di libertà. Potevo svelarmi e donarmi al mio pubblico ben al di là dei cinque minuti che ti concede la performance sul piccolo schermo. Ho gustato la mia autonomia espressiva sui sentimenti, sul mio percorso di lavoro e di vita. Una esperienza così appagante che la vorrei ripetere”.
Che cosa ha in mente?
“Un libro sulla maternità. Per dire alle donne che ne hanno timore perché potrebbe ostacolarle nel lavoro che un figlio è una gioia, un miracolo che ti cambia: vedi tutto con nitidezza, hai il mondo in mano. Un figlio aumenta il valore del rapporto con il partner. Un figlio ti permette di accettare ogni avversità. Mai rinunciare alla maternità per la carriera, lo dice una che aveva paura di affrontare la gravidanza. Invece, che mattina comincia quando il piccolo apre gli occhi e ti sorride… E’ meglio di qualsiasi applauso”.