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La Rai, dal Centro di Produzione TV di Napoli, ha operato in stretta collaborazione col Comune della città partenopèa e con la Regione Campania, riuscendo così a creare un museo virtuale della canzone napoletana, che se non è un ‘unicum’, è certo il più grande attualmente esistente al mondo. Ed è disponibile dallo scorso 27 marzo.
Una emeroteca indispensabile a chiunque abbia a cuore la storia della canzone napletana, oltre che agli studiosi in materia. Questa nuova teca Rai raccoglie spartiti musicali, registrazioni audio, testi, immagini, video, clip, insomma documenti di ogni tipo. Ma uscendo per un momento dalla virtualità, ha una sede materiale, architettonica, questo Archivio Storico della Canzone Napoletana? Il Centro di Produzione TV di Napoli ha pensato anche a questo, ed ha individuato l’edificio nella suggestiva Casina Pompeiana, sita nella Villa Comunale partenopèa. L’Archivio parte da molto lontano, almeno dal secentesco “ ‘O cunto ‘e Masaniello”, che risale a non molto dopo la rivolta popolare al vicereame spagnolo del 1647, guidata dal popolano Tommaso Aniello, e certamente culmina negli anni della canzone napoletana classica, fra Otto e Novecento.
Tito Schipa
Eccoci così a “Fenesta ca lucive” del primo Ottocento da taluni attribuita a Vincenzo Bellini, indi a “Funiculì funiculà” del 1880 (appena dopo l’introduzione a Napoli del nuovo mezzo di locomozione pubblica, la funicolare), che fu cantata e lanciata dal grande tenore Tito Schipa. Eccoci a “I’ te vurria vasà” del 1900 sulle parole di Eduardo di Capua, eccoci ancora a “Core ‘ngrato” del 1911, cavallo di battaglia del mitico Enrico Caruso, e ad “Anema e core” del 1950 ancora legata all’interpretazione di Tito Schipa, sino a “Malafemmena” 1951, capolavoro di Totò. Molti i cantanti lirici, come si vede, che hanno fatte proprie le canzoni napoletane fino a Pavarotti, a Domingo, a Carreras, ma ancor più i vocalist di cui l’Archivio assomma le interpretazioni: e sono Sergio Bruni, il grande Murolo, il vivacissimo Carosone, Peppino Di Capri, sino ad arrivare a Pino Daniele, a Bennato, a Nino d’Angelo, a Gigi D’Alessio, all’amatissimo Lucio Dalla, e al gruppo di origine napoletana dei “99 Posse”.
I 99 Posse
Anche se un po’ fuori confine, l’Archivio estende i suoi spazi fino alle nuove tendenze del rap e al panorama musicale internazionale, a Charles Aznavour, a Sinatra, ad Elvis Presley, ai Beatles di Mc Cartney, all’affascinante Dulce Pontes, alla voce dolcissima di Caetano Veloso, a Mirelle Mathieu, a Mina.
Dulce Pontes
Insomma documenti visivi, letterari, musicali consentiranno di adire – attraverso itinerari guidati – a brani rarissimi e agli interpreti più noti o col repertorio più vasto