L’incipit di Matteo Renzi è stato il seguente: “Quando cammini per la strada della tua città, tutto diventa ordinario. Quando passeggiamo, non facciamo più caso a quello che ci sta intorno… Così rischiamo di perdere la meraviglia. Accade anche a me, nella mia città”.
Il viaggio di Matteo Renzi in Firenze secondo me comincia da Palazzo Pitti: “Questo palazzo sorgeva in una città brutta. Sembra una provocazione ma non lo è. E’ stato il lavoro dell’uomo a rendere Firenze bella. La bellezza serve”.
Renzi ha accennato ovviamente alla sua esperienza di sindaco di Firenze: “Ho avuto il privilegio di essere sindaco: non il primo cittadino ma l’ultimo, quello che ha il privilegio di imparare”.
Palazzo Pitti, oggi, è un museo ma, all’epoca, era un’abitazione della famiglia Pitti, in aperto contrasto con la famiglia Strozzi. Il Palazzo Pitti fu poi comprato dalla famiglia Medici e fu allargato.
L’enorme giardino di Palazzo Pitti è il Giardino di Boboli: “E’ il simbolo del giardino all’italiana. Dobbiamo recuperare l’orgoglio di dire che una cosa fatta all’italiana è una cosa fatta bene”.
Il Giardino di Boboli era il luogo prediletto dai giovani di Firenze che marinavano la scuola: “Andare a scuola è un dovere ma andare a Boboli era un piacere”.
Matteo Renzi, successivamente, ha mostrato le meraviglie della Grotta del Buontalenti come la Venere di Giambologna.
Tra le tappe successive, troviamo il Corridoio Vasariano. Renzi: “Giorgio Vasari fece la rivoluzione in appena 8 mesi…”.
Il Corridoio Vasariano porta anche alle Gallerie degli Uffizi.
Nelle Gallerie degli Uffizi, Matteo Renzi parla della Madonna del Cardellino di Raffaello, la sua opera “personale”: “Ognuno di noi può scegliere un’opera da cui partire o farsi scegliere da un’opera in particolare…”.
Renzi ha collegato quest’opera alla sua esperienza di Presidente della Provincia di Firenze, un periodo politico, per lui, delicato: “Mai nessun’opera parlerà al mio cuore come la Madonna del Cardellino”.
L’ex segretario del PD, quindi, ha iniziato a parlare del Botticelli, spiegando la nascita di questo soprannome.
Renzi: “Leggi bellezza, leggi Venere; leggi bellezza, leggi Botticelli. La Venere è un richiamo struggente alla bellezza femminile”.
L’opera che segnò la svolta del Botticelli, però, fu la Calunnia. Matteo Renzi si è soffermato sul periodo di Girolamo Savonarola, con riferimenti alla situazione politica attuale.
Renzi, successivamente, ha parlato di Cimabue e Giotto, rigorosamente in quest’ordine perché “Cimabue è stato il maestro di Giotto”.
Il capolavoro della Galleria, secondo Renzi, però è un documento siglato da Anna Luisa De’ Medici, un testamento con il quale lasciò tutto a Firenze: “Anche oggi abbiamo bisogno anche oggi di leader che guardano al futuro…”.
Matteo Renzi: “Il mondo non finirà mai per mancanza di meraviglie ma per mancanza di meraviglia”.
L’ex premier ha parlato anche dell’attentato terroristico messo in atto dalla Mafia nel 1993, in Via dei Georgofili: “Gli estremisti di oggi sanno che i simboli culturali sono i primi nemici da combattere. Ma la prima a capirlo fu la Mafia”.
Renzi ha parlato delle 5 vittime dell’attentato, tra le quali una bambina di 8 anni e una bambina di poche settimane di vita.
Matteo Renzi ha anche portato i telespettatori nella Cappella dei Priori, nella Sala delle Udienze e nella Sala dei Gigli di Palazzo Vecchio. Quest’ultima è impreziosita dalla presenza della Giuditta di Donatello.
Successivamente, abbiamo visto anche la Sala delle Carte Geografiche.
Renzi: “Vi invito a guardare questi luoghi non con gli occhi del turista ma con gli occhi del bambino…”.
L’attenzione di Renzi si è spostata sul simbolo della tartaruga con la vela, molto presente a Palazzo Vecchio.
L’ex sindaco di Firenze ha parlato anche di Papa Clemente VII e del matrimonio di Caterina de’ Medici e di Enrico, figlio di Francesco I.
Il luogo successivo è stato il Salone dei Cinquecento: “E’ stata una delle case della politica. Essere al servizio della politica è un servizio importante”.
Matteo Renzi ha portato i telespettatori anche nei luoghi segreti di Francesco I che morì avvelenato insieme a Bianca Cappello. Francesco I lasciò il potere al fratello Ferdinando I.
Renzi, quindi, ha passato in rassegna le opere d’arte presenti nel Salone dei Cinquecento.
La Battaglia di Anghiari di Leonardo Da Vinci è considerato, da Renzi, il capolavoro del Salone dei Cinquecento e di Leonardo che, però, non esiste più: “Leonardo sbagliò tecnica, anche i geni sbagliano”.
Matteo Renzi ha parlato a lungo nel dettaglio del fitto mistero che circola attorno a La Battaglia di Anghiari.
Renzi: “Questo salone, a distanza di secoli, continua a mantenere una sorta di mistero permanente…”.
L’ex premier, successivamente, è entrato nella Torre di Arnolfo che, Renzi, da sindaco, decise di riaprire al pubblico per una questione di “invidia” nei riguardi di Siena.
Matteo Renzi si è anche recato a Piazza della Signoria, concentrandosi sul Perseo di Benvenuto Cellini. Renzi: “Piazza della Signoria è la piazza dei fiorentini”.
Matteo Renzi ha parlato dell’infiorata, la cerimonia con la quale i fiorentini ricordano, ogni anno, Girolamo Savonarola.
Renzi: “Abbiamo percorso 750 metri, tra i più importanti della storia dell’uomo. Questi 750 metri sono solo l’inizio…”.
La prima puntata di Firenze secondo me è terminata qui.
Era difficile approcciare a Firenze secondo me come ad un lavoro documentaristico realizzato da un “semplice” divulgatore culturale e non da un leader politico protagonista della scena politica italiana, nel bene e nel male, degli ultimi anni.
Al termine della visione della prima puntata, andata in onda questa sera su Nove, l’impressione di un lavoro scevro completamente da fini politici è scemata ancora di più.
Non stiamo parlando di un lavoro propagandistico e nemmeno di un mega-spot elettorale ed era anche difficile, alla vigilia, ipotizzare che Renzi non avrebbe attinto a piene mani alla propria esperienza politica, soprattutto per quanto riguarda gli aneddoti.
I riferimenti alla scena politica attuale, della quale Renzi ha fatto attivamente parte fino a pochissimo tempo fa, sono arrivati al telespettatori, però, puntuali, a mo’ di slogan. Queste leggere stilettate non sono state numerose, a dire il vero, ma l’intento conta sempre molto di più del numero: anche una volta sola è sufficiente.
Per quanto riguarda la divulgazione in senso stretto, invece, Matteo Renzi ha anteposto il proprio ego in più occasioni. Il lavoro di scrittura, infatti, ha prodotto una presenza in video ridondante dell’ex Presidente del Consiglio, con il risultato di veri e propri monologhi estenuanti durante i quali mantenere la concentrazione è stato faticoso. Ciò si è rivelato un limite anche in ottica di un’eventuale “operazione simpatia” messa in atto da Renzi al servizio di se stesso come politico: Firenze secondo me è un lavoro troppo egoriferito.
La capacità calamitante di Alberto Angela o la schiettezza e la semplicità di Roberto Giacobbo, tanto per fare alcuni paragoni, sono al servizio dell’argomento trattato. Nel caso di Firenze secondo me, l’impressione è stata esattamente l’opposta: Firenze messa al servizio di Renzi per un documentario che, almeno per ora, non aggiunge e non toglie nulla al racconto del capoluogo toscano in tv.
Sono una nonna fiorentina di 78 anni,innamorata della sua città e devo dire che le 4 puntate del documentario di Renzi ho ritrovato lo stesso amore e orgoglio per questa città meravigliosa.Per questo motivo l”ho apprezzato molto e vorrei potesse uscire un dvd che acquisterei di corsa.