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Alla criminologa Bruzzone tocca quella dell’accustrice implacabile e un po’ barricadiera nei confronti dei “maledetti” della cronaca nera; allo psicologo Crepet quella di raffinato interprete in pulloverino della mente umana; a Taormina quella dell’avvocato spesso sopra le righe. A Simonetta Matone, sostituto procuratore generale presso la Corte di Appello di Roma, quella del giudice che sa coniugare imparzialità e buonsenso, comunicativa e rigore. Più di tutti i comprimari seduti nel salotto di Bruno Vespa, la signora Matone gode di popolarità, di audience. Insomma, è diventata un volto televisivo tout court. Ed ha accettato volentieri di entrare nella nostra serie di interviste sulle predilezioni letterarie dei personaggi della tivù e della radio.
Signora Matone, che cosa legge oltre ovviamente alle carte processuali? Narrativa o saggistica, poesia o magari, per deformazione professionale, gialli e polizieschi?
“Adoro da sempre la narrativa. Non amo la poesia, tranne quella superscolastica. Dante, Foscolo, Leopardi e Shakespeare. Amo altresì la saggistica, ma solo quella dedicata alle figure femminili della Storia, quasi sempre poco studiate e conosciute”.
E quando legge, in quali momenti della giornata, o della settimana? In vacanza o prima di addormentarsi?
“Leggo furiosamente in vacanza d’estate. Poco d’inverno, dovendo scegliere tra tenermi informata e svagarmi”.
Quali sono i libri sul suo comodino?
“In questo momento la biografia di Stefen Zweig su Maria Antonietta, vilipesa da una storiografia d’accatto, ferma alla storia delle brioche, che è pure falsa…”.
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In questo periodo a quale volume si sta dedicando?
“Non riesco ancora a finire per motivi di tempo ‘Il diavolo e il suo compare’ di Alessandra Necci, bellissimo e dedicato a Fouché e a Talleyrand”
E da giovane?
“Da ragazza ho letto e poi riletto La Recherche di Proust, magnifico, immaginifico, evocativo, un vero capolavoro”.
Il titolo più amato in assoluto?
“Il mio libro del cuore è ‘Du coté de chez Swann’, per l’appunto del divino Marcel”.
Molto spesso la televisione, anche in trasmissioni non specifiche, lancia un libro. Pensa che avvenga troppo spesso? E che avere la ribalta tv sia un privilegio troppo grande per un autore, a scapito di altri?
“Ma magari i libri venissero lanciati. Continuamente. Purtroppo il valore di un libro non si misura col numero di passaggi televisivi. Anzi spesso è inversamente proporzionale. Ricordo un romanzo magnifico, uno dei più belli che abbia mai letto, ‘Mio cugino il fascista’ di Luigi Ciampi, grande scrittore, di cui ho letto tutto. Ovviamente ignoto alle masse”.
Scriverebbe un libro?
“Se avessi tempo sì”.
Simonetta Matone a Porta a porta.
Già, il tempo…Lei ha più volte ricordato come abbia in passato rinunciato a incarichi professionalmente importanti per poter dedicare parte della giornata ai suoi figli piccoli, alla famiglia. E di tenere sempre a mente il monito di una collega affinché come giudice potesse tenersi lontana da qualsiasi delirio di onnipotenza: ovvero essere capace la mattina di comminare un ergastolo e però, il pomeriggio, in cucina, di fare il sugo…Ma, tornando alla letteratura, ha conosciuto più da vicino scrittori?
“Sono amica di Riccardo Perissich, che di mestiere fa tutt’altro, è stato un grande manager di Stato, che ha scritto tre libri gialli,veramente belli. Ho presentato con grande gioia due di questi. E mi sono tanto divertita”.
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Che cosa pensa dei magistrati diventati autori di narrativa?
“Fanno bene a scrivere. Noi abbiamo esperienze di vita straordinarie ed è peccato sprecarle”.
Dove tiene i suoi volumi? Com’è la sua libreria?
“Un tempo era ordinata e ragionata. Ora è confusa come i tempi che viviamo. Solo le biografie delle donne stanno tutte insieme. Che so? Lucrezia Borgia vicino a Paolina Borghese, la Regina Vittoria vicino a Marilyn Monroe. Ma non credo ne soffrano”.
Ai suoi tre figli quali libri ha consigliato?
“Quelli che strada facendo leggo. Poi li passo soprattutto alle femmine e aspetto i commenti”.
Giudice Matone, lei conosce molto bene il mondo carcerario. In un penitenziario che posto ha, o dovrebbe avere, la lettura?
“Il primo tra le attività ricreative ed educative. Ma l’amore per la lettura è come il coraggio di manzoniana memoria. Se uno non lo ha non se lo può dare…”-