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Il savoir faire, unito alla professionalità che ha acquisito cominciando la professione giovanissima, le deriva dal blasone di famiglia. Nobile il padre, Cesare, che l’ha cresciuta nella villa di famiglia, a Fiesole. L’attenzione alla bellezza del paesaggio, all’armonia della natura viene assecondata anche da una sua attività collaterale di imprenditrice, insieme con la madre e il fratello, nel settore dell’agricoltura biologica. E la letteratura quanto entra nella sua vita? Ecco che cosa ci ha risposto.
Signora Buonamici, che cosa legge? Narrativa o saggistica, poesia o inchieste giornalistiche, i cosiddetti instant book?
“Visto che con il lavoro che faccio passo il tempo a leggere di fatti, di inchieste e simili, quando posso tendo a dedicarmi a romanzi, intrecci di fantasia poichédella realtà mi nutro a ogni ora”.
E quando legge, in quali momenti della giornata, o della settimana? In vacanza o prima di addormentarsi?
“Risposta facile: quando posso e non stramazzo per il sonno”.
Quali sono i libri sul suo comodino?
“Un Montalbano fa sempre comodo per alleggerire la giornata”.
In questo periodo a quale libro si sta dedicando?
“Ammetto che sembra una risposta di altri tempi. Ma ho ritrovato un libercolo-regalo anni fa da una rivista. Che non avevo letto. E si intitola: “Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr. Hide”, il capolavoro di Stevenson”.
E da ragazza?
“Mi intrigavano soprattutto libri di avventura, molto meno i racconti romantici”.
Cesara Buonamici conduce la serata finale del Premio Estense
Quale il libro che le è piaciuto di più, quello diciamo nel cuore?
“Contraddicendo quel che ho detto un attimo fa, ricordo con piacere La mia Africa di Karen Blixen”.
Frequentemente la televisione, anche in trasmissioni non specifiche, lancia un libro. Pensa che avvenga troppo spesso? E che avere la ribalta tv sia un privilegio per un autore a scapito di altri che non raggiungono questo media?
“E’ vero, talvolta la presentazione di libri si fa ossessiva. Certo chi va in televisione ha un bel vantaggio, ma proprio bello…”.
Lei ha ottenuto il Premio Alghero per Letteratura e Giornalismo e ha scritto per Polistampa “La mi’ Firenze”. Com’è stato il suo rapporto con l’editoria?
“Facile. In fondo non avevo da presentare opere complesse. E’ stato un divertimento soprattutto”.
Ha nel cassetto altri libri?
“Non al momento. Non me lo permettono i miei ritmi di lavoro. Un domani si vedrà…”.
Che cosa pensa della fusione Mondadori-Rizzoli?
“Se migliora la forza culturale italiana, va bene, è un’operazione giusta”.
Dove tiene i suoi volumi, com’è la sua libreria?
“I libri, per loro natura, vanno ovunque. Difficile tenerli sempre ristretti sugli scaffali”.