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Uno spettacolo soft, molto ingessato, talvolta improvvisato, soprattutto uno snaturamento dell’atmosfera altrove irripetibile del massimo alloro letterario italiano. Ad addormentare ulteriormente l’esperimento (ovvero il passaggio dalla cornice en plein air al chiuso della sala da concerto sinfonico) l’esito scontato del voto: ha vinto il favorito da mesi, Edoardo Albinati, seguito da Eraldo Affinati, Vittorio Sermonti, Giordano Meacci, Elena Stancanelli. In termini di case editrici: Rizzoli, Mondadori, Garzanti, Minimum Fax, La nave di Teseo. Vale a dire, ha trionfato, con primo e secondo posto, (“La scuola cattolica”, 143 voti, “L’uomo del futuro”, 92 voti) “Mondazzoli”, come si appella la fusione da poco avvenuta tra i gruppi Rizzoli-Mondadori, il grosso dell’editoria. Ci si chiede fin quando bisognerà aspettare per vedere un autore di scuderia indipendente scolarsi la bottiglia di liquore Strega, lo sponsor del Premio dai tempi della fondatrice, Maria Bellonci. Insomma, quando finirà la supremazia dei big del libro, che peraltro si contraddice pubblicando un volume, quello di Albinati, di oltre 1200 pagine, mentre si predica urbi et orbi di firmare opere brevi se si vuole trovare un editore.
Ma veniamo alla serata tv. Il momento più sincero, lo strappo da diretta c’è stato nel finale, allorché il romanziere già Premio Strega Francesco Piccolo, sul palco allestito senza fantasia come un talk show (poltrone bianche, sfondo con pannellini recanti le foto dei vincitori storici) ha affermato commentando un filmato delle edizioni d’antan: “Lo Strega è quello al Ninfeo di Villa Giulia. Stasera siamo qui in occasione del settantesimo anno del Premio, ma spero che sia una tantum”. Ha accusato il colpo il conduttore Pino Strabioli, che fino ad allora si era destreggiato senza infamia e senza lode tra le intervistine ai finalisti assisi nel salotto insieme a uno dei loro presentatori (leggi supporter) all’alloro e quelle ai vip in prima fila in platea. C’era Franca Valeri, con la voce terribilmente rotta dalla vecchiaia, che ha ricordato l’amicizia con il primo vincitore, Ennio Flaiano. C’erano gli eterni Carla Fracci con Beppe Menegatti. Dichiarazioncine di rito da parte di Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci, del presidente della stessa Tullio De Mauro, di Giuseppe Gori, vice presidente di Unindustria, che ha affiancato lo Strega-Alberti nel sostegno economico della manifestazione. Momenti musicali soft con le interpretazioni di Chiara Civello e di Remo Anzovino, voce e pianoforte per “Arrivederci” e “Senza fine”, l’amarcord anni Sessanta.
Ma c’era soprattutto un convitato di pietra, evocato a inizio e fine diretta da Albinati: Valentino Zeichen, il grande poeta che viveva in una baracca al borghetto Flaminio, che aveva da poco ricevuto il sussidio della legge Bacchelli e che era stato inopinatamente escluso dal comitato direttivo del Premio dalla dozzina di autori in corsa per il primo turno della gara, la scelta della cinquina finalista. Ebbene, Zeichen, che partecipava con il suo primo romanzo, La Sumera, edito da Fazi, fu colpito da un ictus pochi giorni dopo il gran rifiuto. Ed è morto tre giorni fa, appunto alla vigilia della finale “stregata”.
Chi invece ha vinto prima dell’epilogo è stata l’ultima arrivata dei finalisti, Elena Stancanelli. Il suo “La femmina nuda” – edito da La Nave di Teseo, la casa fondata da Elisabetta Sgarbi uscita con Umberto Eco da Bompiani subito dopo “Mondazzoli” – è stato acquistato per i diritti cinematografici da Pietro Valsecchi, il produttore di Tao Due. Diventerà un film con cast ancora da definire ma con la protagonista, donna in carriera tradita dal compagno che si trasforma in stalker, interpretata da un’attrice francese. Una mossa, quella di Valsecchi, per risollevare Tao Due dai flop della scorsa stagione delle sue serie trasmesse da Mediaset (Squadra Antimafia, Romanzo siciliano, le fiction con Garko) realizzando prodotti più profondi e soprattutto più legati alle attuali problematiche esistenziali.
Pino Strabioli, il conduttore
Il sipario sullo Strega del Settantesimo cala così. E i titoli di coda della diretta sono stati all’insegna della confusione. Con Albinati indeciso se ampliare le sue dichiarazioni da vincitore e Strabioli che gli comunicava “dai, ha tempo”.
Mentre i fotoreporter urlavano “Edoardo, spostati davanti alla lavagna” (la mitica lavagna nera con i voti dei finalisti segnati a gesso, praticamente ignorata dalle telecamere) e Strabioli che cercava di mettere ordine sussurrando “siamo ancora in diretta”.
Arrivederci all’anno prossimo, speriamo nel romantico Ninfeo, simbolo di un Premio Strega romanissimo nei pregi e nei difetti ma vero così.