Infatti le indagini, le interviste, le registrazioni, le ricostruzioni, interesseranno le aree sia della danza in occidente – dagli stili teatrali contemporanei alla street-dance – sia di quella dell’America latina, sia dell’Oriente: aree molto diversificate, che neanche in tempi di globalizzazione come i nostri, possono essere omologate.
Per fortuna. Il centro di tutto sarà il corpo, l’uso fortemente differenziato di esso, specialmente dei piedi, nelle varie forme di danza, e basti pensare alle scarpette da punta, alle scarpe da flamenco, a quelle da tango, o ai semplici piedi nudi.
Dita von Teese
Ma attorno a tutto ciò, ruoterà l’analisi teorica del rapporto della danza col contesto socio-politico-culturale, di cui essa è inevitabilmente espressione. Certo, la grande esclusa da questo format sarà la danza classica, cuore della civiltà europea: forse perché a tutt’oggi – e nonostnte il successo di ballerini come Nureiev, la Fonteyn, la Fracci, la Ferri, Roberto Bolle ed altri divi – la danza classica sèguita a rimanere un genere fortemente di nicchia.
Perciò nella rassegna finisce per rientrare l’americana Dita von Teese, esponente per eccellenza del recente genere ‘burlesque’, incentrato sul corpo ma molto poco sulla danza, quanto piuttosto sulla fisicità muliebre, sulla bellezza nella sua artificiosità di trucco e parrucco, di abiti, di gestualità, di seduzione (valga a ciò il libro della stessa von Teese (“Your Beauty Mark”).
Il ballerino Drew Dollaz
A rappresentare la coreografia oltre che la danza, ci sarà il trentanovenne Benjamin Millepied, che si è formato in Francia e in USA, fino a un anno fa direttore artistico della Danza all’Opéra di Parigi e al momento primo ballerino principale del New York City Ballet. La sua preferenza per i ruoli di Balanchine o di Robbins giustificano la modernità delle sue creazioni: e la sua insofferenza per l’anelasticità delle strutture del balletto classico, forse è alla base della sua recente decisione di lasciare l’Opéra.
Ovviamente la serie di Sky Arte dà molto spazio al ballerino nero americano Drew Dollaz, esponente internazionale della street dance, specializzato in flexingnonchéex, e che balla con musiche sempre molto scelte, finalizzate ad effetti di forte suggestione visiva.
Anche Angelin Preljocaj, cinquantanovenne coreografo e danzatore francese di origini albanesi (già all’Opéra di Parigi) è oggi sulla cresta dell’onda, per le sue creazioni dal forte accento contemporaneo – anche in “Le Parc” (1994) ispirato al ‘700 su musica di Mozart – fatto di impietosi riferimenti sociali all’oggi, alla violenza e brutalità della società odierna.
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Verrà inoltre dato spazio alla figura della prima ballerina étoile del Teatro dell’Opéra di Parigi, Marie-Agnès Gillot, che nel teatro parigino ha dato particolare impulso al settore contemporaneo, ed alla tradizione di danza lanciata dalla ballerina americana Martha Graham, che nel secolo scorso ha liberato le potenzialità espressive del corpo femminile, allontanandosi drasticamente dai dettami classico-accademici e creando gestualità nuove, spesso in moduli geometrici di grande qualità formale