Il programma in onda sulla terza rete diretta da Stefano Coletta è condotto da Corrado Augias ed è previsto nel palinsesto di Rai 3 tutti i giorni dal lunedì al venerdì.
Lo scrittore e conduttore racconta al pubblico l’importanza della poesia L’Infinito che, pur essendo stata scritta 200 anni fa, tra la fine del 1818 e i primi mesi del 1819, continua ad avere fascino ed una potentissima carica emotiva. Sarà il poeta e critico letterario Davide Rondoni ad offrire un’interpretazione differente che porta alla luce nuovi significati.
Rondoni spiegherà come L’infinito leopardiano non è soltanto un gioiello della letteratura italiana, ma rappresenta anche un punto di riferimento molto attuale nella società moderna.
Dunque 200 anni senza dimostrarli. L’Infinito non ha età perché esprime emozioni universali, sentimenti che tutti possono avere nel proprio animo. E proprio per questo si tramanda di secolo in secolo ed è oramai diventato un caposaldo nella letteratura italiana e mondiale. É in effetti una delle poesie più famose.
L’Infinito viene studiato nei licei classici e per facilitarne la comprensione agli studenti, i docenti hanno sempre cercato di cogliere, nei versi ,gli aspetti più moderni e attuali. Infatti la poesia contiene un messaggio che ha sempre affascinato e commosso tutti coloro che la leggono.
Il manoscritto originale composto a mano da Giacomo Leopardi, è conservato presso la Biblioteca Nazionale di Napoli.
La stesura dovette avvenire in un’unica soluzione, ma poi è stata soggetta a vari cambiamenti, infatti si nota anche una differenza nella scrittura dell’autore.
Corrado Augias con l’aiuto del suo interlocutore cerca tutti gli aspetti moderni de L’Infinito e fa capire ai telespettatori come sia indispensabile oggi riscoprirne l’intrinseco valore.
Nella puntata di Quante storie, si fa riferimento anche al film “Il giovane favoloso” che ha raccontato nella trasposizione cinematografica, la vita di Giacomo Leopardi morto a soli 39 anni. La regia di Mario Martone ha sottolineato anche come l’autore e poeta, che non ha avuto certo una vita facile, nel periodo in cui ha vissuto a Napoli, è stato persino deriso e dileggiato.
Vi proponiamo adesso i versi della poesia di Giacomo Leopardi
Speriamo che possa essere una lettura meditata e assaporata nella maniera più intima, proprio come l’aveva percepita l’autore.
«Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.»