Ammireremo il genio artistico di Correggio nel Duomo di Parma e conosceremo il legame della città con la figura della Duchessa Maria Luigia d’Asburgo Lorena, ex moglie di Napoleone.
Subito dopo, potremo abbandonarci alle immagini suggestive dall’“Abisso Ancona” e dalla “Sala delle candeline”, nelle viscere delle grotte di Frasassi.
Per poi lasciarci catturare dal barocco siciliano del Val di Noto, con l’atmosfera affascinante dell’angolo compreso tra Noto, Ragusa e Modica.
Tra gli ospiti che lo affiancheranno nel suo appassionante lavoro, vedremo l’attore Cesare Bocci e la soprano armena Maria Sardaryan ad accompagnarlo tra i tesori marchigiani, mentre sarà Pippo Baudo a raccontare della “sua” magnifica Sicilia sud-orientale.
Seguiamo insieme la diretta della terza puntata di Meraviglie – La penisola dei tesori.
Il viaggio inizia dalla centralissima Cattedrale di Parma, di epoca romanica ma con la cupola affrescata in stile rinascimentale dall’artista Antonio Allegri, detto Correggio.
È proprio la cupola a rappresentare il gioiello di questa chiesa che ospita opere negli stili più disparati. Correggio ha realizzato qualcosa di unico, con intuizioni strabilianti relative alla prospettiva e alla luce, grazie alle quali la cupola dà l’impressione di aprirsi verso la sommità.
L’effetto è stato reso soprattutto grazie alle nuvole affrescate a spirale nel dipinto che raffigura l’Assunzione di Maria in Cielo. Inoltre, con i soggetti posti più in basso che guardano in alto e quelli in alto con lo sguardo rivolto verso il basso, si ha la sensazione che Maria sia effettivamente sospesa in aria, ad amplificare l’idea dell’ascensione.
La Duchessa Maria Luigia di Parma è una donna che ha lasciato un segno indelebile nella città di Parma, tra il ‘700 e l’800. Ex moglie di Napoleone Bonaparte – che però non vide mai di buon’occhio – era una donna dal forte temperamento, che arrivò nella Reggia di Colorno dopo la battaglia di Waterloo. Per lei fu una sorta di liberazione, l’occasione di affermare sé stessa senza dover vivere all’ombra del marito.
Maria Luigia era appasisonata di opera. Andava spesso al Teatro alla Scala di Milano, mentre nella splendida Biblioteca Palatina di Parma iniziò a custodire spartiti di grandissimo interesse.
Il Teatro Farnese iniziò a starle stretto e così investì un patrimonio immenso per la costruzione del Teatro Regio, un gioiello con pochi eguali che divenne in pochi anni il tempio della lirica non solo italiana, ma anche mondiale.
Il sipario del Teatro Regio è uno dei più antichi al mondo, datato 1829, anno di inaugurazione del teatro. Dietro il sipario, un’altra meraviglia: una camera acustica di straordinaria fattura.
Maria Luigia non ha mai amato Giuseppe Verdi, che pure era di Parma ed è stato tra i più grandi compositori italiani di sempre. Verdi voleva anche dedicarle un’opera, ma non ottenne il suo permesso per anni prima di riuscirci con una trasposizione dell’opera “I Lombardi alla prima crociata”.Pensava che Verdi sarebbe passato, non avrebbe continuato ad influenzare la musica nei secoli a venire: “Verdi ha molto talento, ma ha poca scuola”.
Proprio in quel periodo, le opere del compositore iniziarono a guadagnarsi rispetto e ammirazione in tutto il mondo. Lo stesso Verdi iniziò a diventare un simbolo di ribellione e il suo “Va’ Pensiero” un vero e proprio inno.
Ora Meraviglie – La penisola dei tesori si sposta a Genga (Ancona), sull’appennino marchigiano. Un luogo di caverne, ospitali anche per gli uomini preistorici. Tra questi grandi sistemi di grotte, ci sono le meravigliose Grotte carsiche di Frasassi, nel Parco naturale regionale della Gola della Rossa e di Frasassi.
Stalattiti e stalagmiti nel cuore della montagna, tra cui spicca l’Abisso di Ancona, un angolo mozzafiato delle grotte, lungo 180 metri, largo 120, alto più di duecento. Verosimilmente, lo scenario incantevole delle grotte di Frasassi si è formato in non meno di 120mila anni ed è stato scoperto nel 1971.
Alcuni esploratori veidro che su un dirupo c’era un’apertura grande come un pallone da calcio da cui si potevano percepire delle correnti che lasciavano pensare ad un’enorme apertura nella roccia.
La “Grotta grande del vento” si chiama così perché al momento della scoperta, durante gli scavi, gli speleologi furono investiti da una vera e ropria folata di vento proveniente dalla viscere della terra che spense anche le fiammelle che avevano sui caschi.
L’attore Cesare Bocci – originario di Camerino, non troppo distante dalla grotte – racconta l’emozione intensa che provò quando ne scoprì l’esistenza e andò a visitarle la prima volta.
Nel Giurassico, nella zona doveva esserci un mare molto caldo, che permise l’accumularsi di granuli di calcare poi compattatisi in strati sempre più spessi di roccia calcarea. Al momento dell’emersione – circa un milione e mezzo di anni fa – il contatto tra l’acqua di un fiume adiacente e lo zolfo contenuto nella roccia generò acido solforico che iniziò una serie di reazioni chimiche in grado di portare alla modificazione della roccia e alla creazione delle grotte.
Il resto – ovvero le stalattiti e le stalagmiti – sono opera del potere scultoreo dell’acqua, in grado di dar vita nei millenni a forme e colori incredibili.
La suggestione delle immagini viene ora sottolineata dal canto della soprano armena Maria Sardaryan, che si esibisce proprio nelle grotte, con un effetto acustico notevole.
La “Sala delle Candeline” è un altro luogo delle grotte estremamente particolare. SI chiama così perché le stalagmiti che la caratterizzano sono di un bianco abbagliante – dovuto alla presenza di un carbonato di calcio purissimo – e per fomra e dimensioni ricordano la luce delle candele.
Una rarità, quella del carbionato puro, resa possibile da un’opera di filtraggio dell’acqua estremamente particolare, tutt’altro che facile da trovare altrove.
Una stalagmite può raccontarci tanto del nostro passato. Una stalagmite di circa due metri, ad esempio, si è formata in circa dodicimila anni e può essere considerata una sorta di calendario naturale.
Dieci centimetri di una stalagmite equivalgono a secoli di storia umana e possono raccontarci molto dell’evoluzione del nostro pianeta.
L’ultima tappa della terza puntata di Meraviglie – La penisola dei tesori è nel Val di Noto, in Sicilia. Uno degli angoli più affascinanti del nostro paese, non solo per le meraviglie barocche che custodisce.
L’Unesco l’ha definita “L’ultima fioritura dell’arte barocca in Europa”, di una bellezza abbacinante.
Tra gli esempi più maestosi di questo filone barocco c’è senza dubbio la Catedrale di Noto. Fu costruita – come tutti gli esempi del Val di Noto – a seguito del terribile terremoto del 1693, a seguito del quale ci contarono decine di migliaia di morrti.
Fu edificata con la pietra peculiare dei vicini Monti Iblei, in grado di regalare colori ed effetti inimitabili.
Militello è un paese non troppo distante dal Val di Noto ed è i lluogo in cui è nato Pippo Baudo, che ora racconta l’amore per la sua terra.
Modica è un altro esempio grandioso del barocco simbolo del Val di Noto. In passato, aveva due fiumi che la attraversavano, che poi sono statoi ricoperti e, di fatto, ora sono le due strade principali della città. Ha l’aspetto di un alveare, è abbarbicata su due costoni e degrada nei canyon dei vecchi fiumi.
Modica voleva un edificio religioso imponente e così venne costruita la Chiesa di San Giorgio, tra le più monumentali del Val di Noto.
Insieme a Ragusa Ibla e a tutto il ragusano, questi luoghi rappresentano il set naturale delle vicende del Commissario Montablbano, come racconta Cesare Bocci.
Alberto Angela chiude la puntata nella Chiesa di San Giorgio a Ragusa Ibla, un vero capolavoro del barocco e dle rococò, ad opera dell’Architetto Rosario Gagliati. L’idea di base di questa opera si nutre di luminosità e movimento: ” Questa non è arte, è gioia di vivere”, conclude Alberto Angela.
La terza puntata di Meraviglie – La penisola dei tesori finisce qui.