Gli speciali – a cura di Luigi Bignami, con l’intervento della docente di Diritti dell’Antichità dell’Università degli Studi di Milano Laura Pepe – sono dedicati a Vesuvio e Campi Flegrei, che da sempre dominano il panorama di Napoli e del Golfo di Pozzuoli.
«Vesuvio e Campi Flegrei: tra scienza e mito» ha raccolto anche le testimonianze dei vulcanologi dell’INGV di Napoli, dei naturalisti del Parco del Vesuvio e degli archeologi del Museo nazionale di Napoli, per guidare i telespettatori in un percorso declinato tra geologia, mitologia e storia antica, vulcanologia e archeologia.
Il canale tematico free Mediaset dedicato alla divulgazione scientifica diretto da Marco Costa documenta quindi con immagini straordinarie, un’area che da sempre ha un’enorme importanza storica, paesaggistica e territoriale.
Dal XVII al XIX secolo, infatti, questa parte della Campania è stata meta del Grand Tour, richiamando visitatori da tutt’Europa. Tra questi Goethe, che nel suo Viaggio in Italia ne dà ampia descrizione, avendo visitato Pozzuoli, la solfatara e le rovine romane, ed essendo salito due volte in cima al Vesuvio.
Al centro della prima puntata, il supervulcano costituito dai Campi Flegrei, definito così per la numerosità delle bocche e per la frequenza delle eruzioni: 60 accertate, tra i 15.000 ed i 3.800 anni fa, con un primo eruttamento che risale ad almeno 200.000 anni prima. L’ultimo risale al 1538.
I Campi Flegrei sono tra i più pericolosi vulcani al mondo: proprio per questa ragione, fin dall’antichità hanno alimentato miti e leggende, venendo addirittura indicati come la Porta degli Inferi.
Oggi, numerosi indicatori rivelano un’intensificazione dell’attività magmatica, imponendo così di alzare la soglia di attenzione e le attività di monitoraggio.
La seconda puntata porta Bignami sulle pendici del Vesuvio, il cui profilo, bellissimo e familiare, secondo gli scienziati esiste da almeno 37.000 anni (mentre l’età del vulcano è di 400.000).
Estremamente pericoloso, il Vesuvio è sottoposto ad un’intensa attività di osservazione, dettagliatamente spiegata al pubblico televisivo dai ricercatori dell’INGV.
Laura Pepe, con vulcanologi, storici dell’antichità ed archeologi, invece, ricostruisce l’eruzione del 79 d.C., quella tragicamente nota per aver investito Pompei ed Ercolano, spazzandone via la vita e cristallizzandone la quotidianità. Sono altre due, però, le eruzioni storicamente documentate da cronache precise: quella del 1631 e quella del 1944 (quest’ultima con riprese aeree).
Ma il Vesuvio offre anche un lato altrettanto interessante e affatto pericoloso: quello del suo Parco naturale, ricco di specie animali e vegetali, che i telespettatori di «Etna: tra scienza e mito» potranno conoscere grazie al racconto dei naturalisti e dei tecnici che se ne prendono cura quotidianamente