I resti mortali di Aldo Moro (1916-1978), Presidente sia del Partito della DC, sia del Consiglio dei Ministri per ben due volte, riposano per sempre nel cimitero di Turrita Tiberina: ma nei suoi familiari, fra i suoi studenti universitari ora professionisti, fra i colleghi di partito, nei cittadini italiani tutti, il suo ricordo è incancellabile: non solo per la morte tragica datagli dai Brigatisti Rossi, a 55 giorni dal sanguinoso sequestro del 16 marzo 1978, ma perché a 35 anni dal tragico accadimento, i reali contorni politici non sono ancora chiari del tutto.
La trasmissione radiofonica non consentirà la visione della pièce teatrale, voluta dall’Accademia Filarmonica Romana – d’intesa con l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani, dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, dal Comitato per le Celebrazioni per la ricorrenza della nascita di Aldo Moro – né dei semplici costumi di Giuseppe Bellini o della regìa di Cesare Scarton.
Daniele Adriani
Ma ben udibile sarà la musica del compositore Daniele Carnini (membro del Comitato Scientifico del Rossini Opera Festival), eseguita dalla Roma Tre Orchestra diretta da Gabriele Bonolis. Lo sarà anche il testo dello scrittore e musicologo Sandro Cappelletto che per titolo ha la predetta frase tratta dalle lettere di Moro dalla prigionia: si udrà poi la voce del tenore Daniele Adriani, che impersona il ruolo del Presidente della DC, e quella del contralto Chiara Osella, figura-simbolo dello “studente”.
Chiara Osella
Ascolteremo infine le voci dei personaggi più ambigui del testo, il Cardinale, il Senatore americano, il Politico, i quali – opponendosi alla strategìa delle ‘larghe intese’ di Moro, impegnato nel conciliare con la tradizione conservatrice italiana l’ala sinistra della società e il temuto Comunismo – formarono attorno allo Statista un vuoto, che lo isolò pericolosamente e gli costò la vita.
Tutti dunque potranno oggi ascoltare, dalla trasparente e quasi angelica voce di Adriani, le frasi di Moro, che prossimo alla fine auspicava “un’infinita primavera”, forse quella di una rinnovata società italiana, o più probabilmente quella che di lì a poco gli avrebbe sorriso per sempre, nel suo Paradiso. In proposito, costante è sempre stata, allora e adesso, la denuncia della famiglia Moro nei riguardi dei politici, che non cercarono di patteggiare coi Brigatisti per salvare la vita al Presidente, ma anzi – col paravento del rigore dinanzi al palese ricatto – abbandonarono nelle loro mani Aldo Moro, diventato scomodo.
Nonostante tutto, a trent’anni dal crimine, la famiglia ha formulato ufficialmente il suo perdono, per gli assassini del padre e marito: perciò anche la moglie Eleonora Moro compare nell’opera di Cappelletto e Carnini, sia pure di striscio, nella voce di Giulia Balossino: e tutto vi si ferma prima della morte dello statista. Tutto, senza sangue.