Gli ospiti di questa puntata sono lo storico Emilio Gentile, la filosofa Donatella Di Cesare e lo scrittore Giuseppe Genna, già presente sette giorni fa. Si comincia con l’intervista a Hitler-Tidona sul tema della razza e della propaganda. “Per creare una razza pura era necessario sacrificare i più deboli, come i negri e gli ebrei”, dice, aggiungendo poi: “Non sono io ad aver imposto ai tedeschi di odiare gli ebrei, non ho mai dato l’ordine di sterminarli”.
“L’hitlerismo è molto più presente di quanto pensiamo”, dice la Di Cesare. “È rimasta il concetto di campo, l’idea di poter internare le persone”. Sul tema dell’antisemitismo inizia il dibattito tra ospiti e pubblico, formato da giovani.
La scorsa settimana il giovane Youssef, tra i ragazzi del pubblico, aveva avuto un vivace scambio di battute con gli ospiti in studio. Il ragazzo è nato in Marocco ed arrivò in Italia quando aveva 3 mesi. Racconta le differenze tra il modo di vedere dei suoi genitori e di quello della gente con cui è entrato in contatto sin da piccolo, sottolineando le notevoli difficoltà di inserimento nel tessuto sociale del nostro Paese. “Al diavolo chi pensa di avere la verità in tasca”, dice.
Ritorna il cortometraggio dedicato a Geli Raubal, nipote del leader nazista che con lei avrebbe avuto una relazione. Si comincia dalla sua morte, avvenuta nel 1931. Un colpo di pistola esploso dalla pistola di proprietà di Hitler pose fine alla sue esistenza. Si seguono le indagini sul decesso della ragazza per capire se in qualche modo lo zio fosse coinvolto. Secondo una lettera di un altro nipote di Hitler, la Raubal al momento della morte sarebbe stata in attesa di un figlio, forse del Fuhrer.
Nel filmato la ragazza rivela ad un collaboratore stretto di Hitler di dover, a forza, soddisfare terribili perversioni sessuali dello zio, che la teneva segregata in casa privandola di ogni libertà. Le informazioni sul presunto rapporto incestuoso tra Hitler e la nipote sarebbero state opportunamente fatte sparire prima di venir pubblicate su giornali a lui avversi.
In studio si riflette sull’uso della violenza da parte del leader del partito nazista: non solo fisica, ma soprattutto psicologica. Di Cesare ritiene che la figura di Hitler sia più demonizzata rispetto a quanto non avviene in Germania. Poi prosegue: “Hitler ha inventato la Shoah, che ha portato all’industrializzazione della morte, diversa in questo da tutti gli altri genocidi”.
La riflessione si sposta anche sulla psicologia del leader del Terzo Reich ricorrendo al linguaggio teatrale: un attore interpreta lo psichiatra dell’ospedale dove fu ricoverato nel corso della prima guerra mondiale, fatto uccidere dallo stesso Hitler. Il medico definisce il Fuhrer “uno psicopatico”. “Un grande impero mondiale guidato dalla Germania e lo sterminio degli ebrei: questi erano gli obiettivi che Hitler si era prefissato di raggiungere”, afferma Gentile.
Andrea Tidona recita in modo intenso, emozionante, gli ultimi giorni di vita di Hitler, tra distorte riflessioni e deliri di onnipotenza. Intanto, il popolo del web risponde al sondaggio lanciato dalla trasmissione: la maggioranza teme che un altro Fuhrer possa ripresentarsi ai giorni di oggi. Di Cesare: “La Shoah ha portato alla frantumazione della responsabilità”, ricorda.
Termina qui “M”.