Con un parterre da grandi occasioni, l’opera è stata messa in scena nel Teatro Nuovo Giancarlo Menotti, nel cuore di Spoleto: e occorre dire che la personalità del fondatore del Festival aleggiava sul palco durante l’esecuzione, facendo sì che tutti gli interpreti tenessero ben fermo il testo e lo spirito di Mozart. La diretta ovviamente ha dato spazio alle delucidazioni sullo spettacolo e agli interventi degli artisti – segnatamente il regista Giorgio Ferrara e il direttore d’orchestra James Conlon – in apertura e nell’intervallo: ma tutto ha da subito concorso ad una lettura complessiva oltremodo limpida, rispettosa, lineare e correttamente ‘teatrale’ dell’opera mozartiana.
La scenografia del Don Giovanni
Nessuna bizzarrìa registica, nessuno stravolgimento e rovesciamento nell’oggi del testo settecentesco, grazie a Giorgio Ferrara. Cui dobbiamo anche una gestualità dei cantanti misurata e lenta, a vantaggio di una visione frontale che era quella che Mozart ai suoi tempi poteva prevedere: era questa la ‘teatralità’ di allora, anche del teatro giocoso che egli prediligeva, pieno di colori e maschere.
Dimitros Tiliakos
Don Giovanni, il baritono greco in gran carriera Dimitros Tiliakos, in scena non era fisicamente bello, perchè la sua seduzione è tutta psicologica e interiore, tesa a soggiogare la donna emotivamente, come precisa il filosofo Kierkegaard che ne studiò la figura, e le cui parole introducono lo spettacolo. Don Giovanni rientra nel teatro buffo che Mozart conobbe nel viaggio giovanile in Italia: la sua tragicità affiora in ultimo, dinanzi al sovrumano, quando giganteggia (anche con la voce) sfidando Dio.
Arianna Vendittelli- soprano
E persino qui la regìa di Ferrara – inserita in un’architettura neoclassica perfetta di Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo – non è ricorsa ad effetti, ma ha rimesso in scena, al posto della statua semovente, il redivivo Commendatore (il basso Antonio Di Matteo), che ha trascinato con sé per mano il superbo e incrollabile Don Giovanni nell’Inferno.
Iscritte in tale cornice – e con bellissimi abiti settecenteschi – le tre donne dell’opera, eccellenti cantanti: Donna Anna (Anna Lucia Cesaroni) a stento sfuggita alle mire del seduttore e sempre insieme col fidanzato Don Ottavio (il tenore belcantista Brian Michael Moore, che ha spiccato nell’aria “Il mio tesoro andate a consolar” su bellissimo tema musicale di Mozart). Indi Donna Elvira (Davinia Rodriguez), combattiva ma innamorata, e la cedevole contadina Zerlina (Arianna Vendittelli) con le sue finezze canore settecentesche. Bravissimo Leporello (il baritono buffo Andrea Concetti, formatosi a Pesaro in ambiente rossiniano) e il determinato Masetto (Daniel Giulianini). A ciò si aggiunga lo smalto mozartiano della direzione Conlon. Spettacolo stupendo ed anche piuttosto raro, oggi
La regìa televisiva era di Arnalda Canali.