Era il 26 settembre di 20 anni fa quando la volta affrescata della Basilica di San Francesco in Assisi crollò in diretta televisiva. Quelle immagini hanno fatto il giro del mondo e ancora oggi sono significative di come basti una scossa di terremoto per distruggere capolavori millenari. Le telecamere erano arrivate con i tecnici all’interno della basilica per realizzare un sopralluogo dopo le scosse sismiche che si erano verificate la notte precedente.
Il critico d’arte Claudio Strinati racconta: “ad un certo punto si sollevò una immensa nuvola di polvere talmente fitta che ci impedì di vedere quanto stava accadendo intorno a noi. Questo aspetto del terremoto mi colpì particolarmente. Ed oggi la battaglia di chi restaura un capolavoro è di far sì che, da quella nuvola oscura che si sollevò, possa finalmente tornare alla luce il capolavoro ritenuto perduto“.
Per la ricostruzione arrivarono volontari da tutta Italia, professionisti muratori, fabbri e progettisti.
“Sì realizzò il cosiddetto cantiere dell’utopia” continua Strinati. E solo due anni dopo quel restauro impossibile divenne una realtà visibile: “La Vela di Giotto” fu ricostruita per l’ottanta per cento con il materiale recuperato e la chiesa fu ricostruita e restituita al mondo in tutta la sua originaria architettura.
Dall’Umbria all’Emilia Romagna fino al Friuli Venezia Giulia, il documentario racconta quindi la dedizione e la straordinaria professionalità tecnica delle squadre che dopo il terremoto fanno rivivere i capolavori rovinati dalle scosse.
Assisi, come vi abbiamo raccontato, non è l’unico esempio: ce ne sono tanti altri. Nel 1976 due scosse di terremoto devastarono il Friuli Venezia Giulia. Anche la ricostruzione del Duomo di Venzone, piccolo borgo caratteristico del Veneto, portò sul posto cantieri e richiede mesi di lavoro.
“È stato un periodo di grande lavoro nel quale si sono formati anche rapporti umani molto interessanti” verrà detto nel corso del documentario.
Inoltre ci verrà mostrato come il sisma spesso, ha portato anche a scoperte inaspettate. È accaduto il 6 aprile del 2009 quando un terremoto di magnitudo 6.3 colpì l’Abruzzo e la città dell’Aquila distruggendo anche il piccolo borgo di Onna. Proprio ad Onna nella chiesa di San Pietro Apostolo, sotto l’intonaco che era crollato, vennero alla luce alcuni affreschi del Trecento rimasti nascosti per secoli.