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“Coriolano ouverture in do minore op.62” (1807) fu concepito non come un’ouverture, ma come intermezzo dell’opera omonima dell’austriaco Heinrich von Collin, ed ebbe una prima esecuzione nell’abitazione privata del principe Lobkovitz, insieme col Quarto Concerto per pianoforte e la Quinta Sinfonia di Beethoven. Infatti “Coriolano” partecipa della temperie eroica e tragica di quella celeberrima Sinfonia. La vicenda in parte mitica riferisce del condottiero romano dell’inizio del secolo V avanti Cristo, vincitore dei Volsci a Corioli, esponente del patriziato e fieramente avverso al partito popolare, che passò per questo alla parte opposta, marciando contro Roma. Al V miglio dalla capitale, stando allo storico Livio, egli fu fermato dalle implorazioni della madre Veturia e della moglie Volumnia coi bambini, deponendo finalmente le armi.
L’ouverture beethoveniana parte da un potente accordo iniziale e da un tema fortemente ritmico, espressivo della determinazione di Coriolano, cui poi succede un delicato tema melodico riferito alla presenza della sposa e della madre: l’intero brano, dalle ripetute connotazioni tragiche ed eroiche, si concentra sull’evoluzione dei due temi e si chiude in pianissimo. Quanto al “Concerto per violino e orchestra in re minore opera postuma” di Robert Schumann, affidato all’archetto della giovane e talentuosa tedesca Isabel Faust, occorre dire che si tratta di una scelta molto particolare. L’opera di Schumann è la seconda delle due uniche che egli volle dedicare allo strumento, che dominava meno del pianoforte: entrambe furono create nel 1853, nel momento in cui egli era a contatto col rinomato violinista Joseph Joachim, allora alla Corte di Hannover, cui Schumann dedicò il secondo concerto.
Ma Joachim non lo eseguì mai, probabilmente non convinto della stesura per la parte solistica – come ebbe a dire in seguito alla moglie di Schumann, Clara Wick, la partitura rivelava incongruenze compositive, momenti di fluida e scorrevole scrittura ad altri più rigidi e monotoni. Il concerto ebbe anche una prova nel 1854, ma Schumann ebbe subito un peggioramento psichico ed il noto tentativo di suicidio, in seguito al quale vi fu il definitivo suo internamento ospedaliero, e nel 1856 la morte.
Il secondo concerto per violino rimase inedito, ma i manoscritti passarono a Joachim. L’insistenza di una nipote del violinista condusse alla pubblicazione della partitura, sinchè nel 1937, anche per motivi politici e per l’orgoglio della Germania, l’opera pervenne ai Berliner Philarmoniker che – diretti dal grande Karl Böhm – lo eseguirono col solista Georg Kulenkampff. Oggi ad eseguirlo sarà la bella Isabel Faust, la cui carriera iniziò con la vittoria al Concorso Paganini, che le consentì di specializzarsi sui compositori contemporanei: ella suona uno Stradivari ‘Bella Addormentata’ del 1704 prestato dalla Banca di Baden-Württemberg e forse restituirà a Schumann sul suo Concerto per violino in re minore quella soddisfazione che in vita il compositore non ebbe.
Qui La musica di Rai3 con Beatrice Rana.