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Nome di donna è il film che Rai 3 propone in prime time e in prima visione. Si tratta di una pellicola datata 2018, di produzione italiana e della durata di un’ora e 50 minuti. Il genere è drammatico. Filo rosso di tutte le storie di donne raccontate, è il giro di favori sessuali sul quale gli sceneggiatori e il regista hanno voluto puntate i riflettori. Il film, arrivato nelle sale cinematografiche l’8 marzo 2018, è stato però, pensato ben tre anni prima, quando il caso Weinstein. non era ancora scoppiato. E il #metoo era ancora sconosciuto.
Ed è diventato così una sorta di bandiera a favore della difesa della figura femminile.
Nome di donna – cast, regia, attori, riprese, location
Nel cast del film Nome di donna recitano gli attori: Cristiana Capotondi (Bella da morire), Valerio Binasco, Stefano Scandaletti, Michela Cescon, Bebo Storti, Laura Marinoni, Anita Kravos, Adriana Asti. La regia è di Marco Tullio Giordana.
Le riprese si sono svolte tutte in Italia.In particolare a Pavia e nella provincia dove è ubicata la struttura religiosa al centro della storia raccontata.La critica ha apprezzato il coraggio di aver ambientato proprio in un luogo gestito da religiosi, una vicenda basata su favori sessuali.
Nome di donna – trama del film in onda su Rai 3
Protagonista della trama del film è una giovane donna Nina (Cristiana Capotondi), madre di una figlia allevata da sola grazie al suo lavoro, purtroppo sempre precario.
All’inizio della storia Nina viene assunta come inserviente in una lussuosa casa di riposo per anziani. La struttura fa capo ad un prete dal comportamento brusco e davvero poco familiare, don Roberto Ferrari (Bebo Storti).
Per Nina si tratta finalmente di un lavoro sicuro che le da la certezza dello stipendio a fine mese. Ma la sua serenità dura pochissimo. Infatti il direttore della struttura Marco Maria Torri (Valerio Binasco) le rivolge pesanti avances. Spaventata e sconvolta, la giovane donna reagisce con forza. E trova anche il coraggio di portare il caso in tribunale. Questo suo netto rifiuto fa in modo che le sue colleghe la allontanino. Infatti trova in tutte omertà e avversione.
Poi viene a sapere che tutte sono vittime del medesimo comportamento.
Il finale del film
Nella parte finale del film, Nina, con discrezione, inizia a indagare sulle sue compagne. Ognuna ha paura di perdere il posto di lavoro al quale devono la sopravvivenza propria e delle famiglie. Nessuna vuole parlare e dare chiare indicazioni su quanto da anni avviene nella lussuosa e prestigiosa struttura per anziani.
Successivamente il coraggio di Nina fa breccia nelle colleghe convinte di non poter continuare a subire violenze sessuali e psicologiche. A far cambiare atteggiamento a tutte è un fatto sconcertante: Nina è citata in giudizio per diffamazione.
Viene così, finalmente alla luce il torbido sistema di favori sessuali ben protetto dai rappresentanti della Chiesa.
Per Cristiana Capotondi ancora un ruolo di donna coraggio.