La vicenda di Santo viene ricostruita: scomparì nel 2002, molto probabilmente perché era l’amante della moglie diun boss della ‘Ndrangheta. I fatti si sono svolti in un paese in provincia di Catanzaro. Angela Donato, madre della vittima, racconta la sua vita: cresciuta in una famiglia umile a Marcellinara, ad appena 18 anni lasciò il paese natale, dove lavorava nei campi, per spostarsi con un’amica a Nicastro. Siamo a metà degli anni ’60.
La sua vita prosegue in autonomia: Angela vive con una famiglia e fa la domestica. La donna non capisce subito cosa facciano realmente le persone che le ospitano. Si trattava di una famiglia mafiosa. Lei si innamorò di uno dei suoi esponenti, Tonino De Sensi, che le spiegò quale fossero le regole e i codici comportamentali della ‘Ndrangheta. Il suo legame con la malavita aumentò nel corso degli anni, entrando in contatto con diversi boss della malavita lametina. Tuttavia, rifiutò sempre di essere “battezzata” nel sistema mafioso. Il suo sogno era solo vivere una vita migliore.
Tonino De Sensi uccise il padrino locale per prenderne il posto, quando aveva già lasciato Angela. L’uomo però fu assassinato prima di sposarsi con un’altra donna in una faida di mafia.
La vita della Donato continuò lavorando in un ospedale diventando infermiera generica. Lì conobbe Bastiano Panzanella: anche questi, però, aveva contatti con persone di malaffare. Angela tuttavia riuscì, almeno inizialmente, ad allontanare l’uomo da frequentazioni pericolose.
Dopo il matrimonio e la nascita di tre figli, la ricaduta di Bastiano in brutti giri: l’uomo iniziò a lavorare come guardiano di un deposito ma ben presto fu coinvolto in rapine e reati vari. Le porte del carcere si aprivano e chiudevano in continuazione per lui. La moglie decise di lasciarlo e iniziò a svolgere lavori molto umili per crescere i suoi figli affinché vivessero in modo onesto.
Santo cresce senza mai frequentare il padre, poiché Angela aveva promesso a Bastiano che se fosse andato in carcere gli avrebbe proibito di vedere la prole. Il piccolo Santo, così come i suoi fratelli, da piccolo non sapeva che il padre fosse in galera. In gioventù il primo arresto del ragazzo per furto d’auto, effettuato insieme ad alcuni amici che divennero poi dei boss di una potente cosca locale. Il giovane tentò di far fortuna al Nord, ma senza successo: tornò in Calabria e le frequentazioni con gli amici continuarono: la madre iniziò a pedinare il figlio anche di notte per tenerlo d’occhio.
Una novità fu l’inizio della fine: Santo disse alla mamma di essersi fidanzato. A seguito di quest’evento, il rapporto tra il ragazzo e i suoi amici criminali si allentarono: Angela capì che c’era qualcosa che non andava.
Pochi giorni dopo la donna conobbe la verità: il figlio frequentava la moglie del boss Rocco Anello, in carcere per vari reati. “Tornata a casa, quella sera dissi a mia figlia: abbiamo perso Santo“. Conoscendo il codice malavitoso, infatti, Angela aveva capito che questo comportamento rischiava di essere fatale per le sorti del figlio. La donna spiega che le mogli dei boss sono intoccabili, e gli uomini che provano ad avvicinarsi a loro, o addirittura a instaurare con loro una relazione, pagano questo “affronto” con la vita.
Per questo motivo, la Donato provò a mettere in guardia Santo soprattutto in vista delle rischiosissime conseguenze a cui avrebbe potuto condurre quella frequentazione.
Angela cercò in tutti i modi di allontanare la donna dal figlio, anche con le maniere forti, ma invano. Il boss Anello uscì dal carcere e da lì le cose precipitarono. A luglio del 2002 le paure della donna trovarono una conferma: il ragazzo sparì. Sua madre cominciò subito a ricercarlo pur sapendo la sua probabile sorte, pedinando chi potesse portarlo da lui, a cominciare dagli amici d’infanzia del ragazzo. Quattro giorni dopo la scomparsa di Angelo, venne ritrovata la sua auto bruciata: un pessimo segnale.
La determinazione della donna nell’avere notizie sull’epilogo della vita del figlio fu costante: Angela Donato fece anche degli appelli a Chi l’ha visto?, chiedendo di riavere il cadavere di Santo o almeno una parte, dichiarando di sapere benissimo il motivo della morte del figlio. Ciò incuriosì la Polizia che decise di indagare a fondo sull’accaduto.
La svolta con le dichiarazioni del pentito Francesco Michienzi, che ammise di aver partecipato all’omicidio di Santo: il cadavere sarebbe stato gettato in un dirupo dopo l’omicidio. Iniziati gli scavi nel posto indicato dal collaboratore di giustizia, venne trovata una clavicola: l’esame del Dna stabilì che quell’osso poteva essere al 99% quello di Santo Panzanella.
Inizialmente furono arrestati due tra presunti responsabili e il mandante. Ma in sede processuale arrivò il colpo di scena: una contro-perizia della difesa stabilì che il Dna trovato sulla clavicola non apparteneva a Santo Panzanella.
E così, gli imputati vennero assolti: di fatto, la sparizione (e, di fatto, il possibile omicidio) del giovane è tuttora un caso irrisolto. Ma Angela Donato non smette quotidianamente di lottare per trovare la verità.
Termina qui la prima puntata di Cose nostre. Un programma che vuole mettere in luce il coraggio, come visto in questo caso, di persone toccate direttamente dalla crudeltà malavitosa. Le storie dei protagonisti di ogni appuntamento vengono raccontate cronologicamente, scandendo bene i vari momenti che hanno poi portato all’evento che ha segnato per sempre le loro vite.
Ritmo serrato, intenso, con un frequente ricorso a immagini di repertorio o articoli di giornale che servono a dare al telespettatore le coordinate spazio-temporali di quanto accaduto. Sommate al racconto in prima persona delle vittime indirette degli eventi, le vicende acquistano le dimensioni di un racconto in grado di sottolineare con forza la caparbietà e la determinazione dei protagonisti nel cercare giustizia per ciò che hanno tragicamente vissuto. Un programma essenziale nella fattura, senza orpelli né volontà di spettacolarizzare, che va dritto al punto dando voce a chi cerca quotidianamente di tenerla alta per cercare la verità.
Il prossimo appuntamento andrà in onda giovedì 5 luglio, in seconda serata, su Rai 1.