{module Google ads}
Il motivo è che lo spot segna un ulteriore passaggio rispetto ai precedenti, concentrandosi infatti sui desideri di una bambina che è ancora nella pancia della mamma. La piccola Sofia non è nemmeno nata, che già i suoi familiari la usano come scusa: il fratellino per avere una cameretta più grande, il papà per trovare un appartamento che sia vicino all’ufficio in cui lavora e la mamma, infine, per avere finalmente l’agognato terrazzo. Naturalmente la mamma ha capito il “gioco” degli uomini di casa, e il terrazzo lo cerca con il sorriso in volto, ma, a sua volta, proiettando sulla piccola un suo desiderio. In fondo, si sa che se la famiglia cresce, serve più spazio.
Al di là dell’ironia dello spot, ciò che colpisce è quanto il messaggio sia sottile. Perché lo spot, ad una seconda lettura meno immediata, ci dice quanto i bisogni possano essere creati in un’età quasi “primordiale”. Sofia esiste solo nel pancione, eppure necessita già di comfort che non sono beni primari.
Sofia infatti, anche se per interposta persona, non necessita di una stanza o di un tetto, ma di una casa migliore: con una cameretta più ampia, in prossimità dell’ufficio, con il balcone. È un’idea di società consumistica spinta agli estremi, dove chi non acquista e non consuma viene comunque considerato parte del mercato, target per le aziende che producono beni.
Così, da Luigi, l’attenzione si sposta su Sofia. Da un lato i bambini che suscitano la tenerezza dei genitori, e di conseguenza di chi fruisce lo spot; dall’altro i minori come una sorta di pretesto davanti a cui è impossibile dire di no. Sotto la lente di una leggera ironia, la pubblicità del sito lancia però un messaggio poco confortante: siamo tutti obiettivo passibile del marketing, preda di bisogni indotti ad hoc per vendere. Niente di nuovo, ma in questo senso la scelta di optare sulla futura nascitura lo rende palese. Rivelatorio.