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Iniziamo dalla prima serata del canale. La puntata di Quinta Colonna verrà aperta da un’intervista a Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, uno dei rappresentanti del Movimento 5 Stelle che più vediamo sul piccolo schermo. Insieme a Di Battista, uno dei candidati più quotati come futuro leader nonché successore di Beppe Grillo.
Dopo il faccia a faccia con Del Debbio, il dibattito si aprirà sulla Legge di Stabilità e le sue conseguenze sui cittadini. Si parlerà infatti di cittadini “dimenticati”, in particolare quelli che si trovano a dover fronteggiare quotidianamente il diritto negato della casa. Naturalmente Di Maio non verrà risparmiato su simili questioni.
Immancabile il collegamento dalle piazze d’Italia, componente questa che caratterizza il talk show di Rete 4. In particolare verrà data voce agli abitanti di tre città di diverse dimensioni: Torino, Nettuno e Pavia.
Passimo ora a Terra!, in onda subito dopo. Nella seconda serata di Rete 4 si affronta l’annoso tema della corruzione, attraverso lìintervista ad un corruttore, secondo cui “Mani Pulite non ha risolto il problema, lo ha aggravato”. L’uomo, che negli anni a cavallo tra prima e seconda repubblica lavorava per un’azienda quotata in borsa, non lesinerà particolari. Racconterà anzi nel dettaglio come funzionasse il sistema: il suo scopo, dirà, era portare a casa l’appalto e pagare le mazzette. Perché tanto “prendono i soldi tutti”. Ma la situazione non è cambiata, tanto che dalla sua voce usciranno prezzi, tariffe, modalità di pagamento: “25.000 alla assegnazione dell’appalto e 12.000 ad ogni firma dello stato di avanzamento dei lavori”. Se però prima la tangente veniva riscossa dai partiti (per ogni regione la quota assegnata era direttamente proporzionale alla forza elettorale), oggi gli interlocutori sono gli apparati burocratico-amministrativi, gli uffici tecnici. Tangentopoli e l’inchiesta di Mani Pulite hanno portato alla luce un sistema che ora, per potersi perpretare, ha escogitato soluzioni più raffinate e più difficlmente monitorabili: si paga per non fare i lavori, per evitare la manutenzione, per ridurre il personale di sorveglianza previsto dal contratto. Se poi dovesse arrivare la lettera di contestazione della azienda cliente, concluderà il testimone, “non ci mettiamo paura. È solo un modo per farci sapere che vogliono rinegoziare il valore della mazzetta”.