A tra poco con la diretta.
Marco Marra racconta un pezzo della nostra memoria collettiva, Pippo Baudo uno dei pilastri della storia della tv, e ci parla della sua passione per il piccolo schermo.
“Il video logora chi non ce l’ha” – dichiara Pippo – “Sono stato a volte ostacolato a causa della mia sincerità”.
Mike Bongiorno era la precisione un metronomo, Corrado la bonomia romana, Tortora l’intelligenza, ricorda Pippo parlando del suo debutto con i tre grandi presentatori. Il punto di riferimento per Baudo era Corrado ed infatti si è trovato più volte ad ereditare i suoi programmi.
“Perchè ce l’ha sempre con i colleghi?” gli domanda Marra. “Credo che ci debba essere sempre una garbata concorrenza” – risponde Pippo.
Quando Corrado fu mandato via da Domenica In, gli subentrò proprio Baudo. La differenza tra i loro modi di condurre è che il programma di Corrado poteva essere definito “popolaresco”, mentre quello di Pippo era “popolare” – “di qualità” – come lo definisce lo stesso conduttore.
Si passa poi a parlare di “trucchi del mestiere”. Per fare una buona intervista bisogna conoscere bene la storia di colui che ne sarà protagonista e far sì che si fidi, questo è il segreto secondo Pippo. Il conduttore ricorda la sua intervista a Moana Pozzi, durante la quale l’attrice si confidò a cuore aperto, parlando dei suoi drammi familiari. “Fu un’intervista molto audace da parte mia. Lei era radiosa, dolce, sincera. Ho cambiato completamente idea su di lei. Prima di intervistarla pensavo si prostituisse senza pensieri, dopo ho capito che lo faceva con cognizione di causa” – ricorda Baudo.
“A volte facevo di proposito la faccia sbalordita” – rivela.Coinvolgere il pubblico è sempre stato un altro dei trucchi di Pippo: “E’ tutto incerto, teatro d’improvvisazione. Il pubblico non è preparato e dunque è provocatorio. Non preparavo mai le interviste”.
Essere “avanti” per un conduttore è sempre rischioso: “Se sei molto avanti sei incompreso, se sei poco avanti conduci il pubblico alla scoperta delle cose, del nuovo”. Baudo ritiene di aver svolto questo ruolo all’interno della televisione Italiana.
Avere 80 anni gli ha dato una grande libertà: dire ciò che pensa senza timore.
Pippo non ricorda molto della sua infanzia, ma ha stampato nella mente l’arrivo degli Americani. Amava molto suo padre, un intellettuale che leggeva 4 pagine della Treccani ogni giorno. Un importante punto di riferimento per lui.
Baudo è stato un figlio unico, ma non viziato. Nato con la malattia del teatro. Ha studiato, ma dentro di sè ha sempre avuto questa vocazione, con grande disperazione della madre.
L’amore per il teatro nasconde una certa forma di esibizionismo, la voglia di essere visto, ascoltato. “Il presentatore è un esibizionista, non siamo dei provocatori” – rivela.
“Io non mi sono mai piaciuto, pensavo sempre di poter fare meglio, ma sono andato avanti perchè piacevo agli altri. Se non hai paura di metterti alla prova non ti concentri. Quando presentai il Festival per la dodicesima volta, aprii Sanremo con Mike e mi distraevo moltissimo per la tensione”. Baudo rivela di aver molto lavorato per mitigare il suo accento siciliano e ricorda la piccola gaffe che fece quando presentò Monica Vitti: “una bella presenza, una grande presenza”.
“Lorella Cuccarini l’ho scoperta io, avevo fiutato il suo talento perchè avvertivo un brivido. Come anche Heather Parisi, che stava ripartendo per l’America. L’ho portata a sostenere un provino alla Rai. Ho scoperto pure Beppe Grillo come comico” – racconta Baudo.
Pippo ricorda il momento in cui Grillo fece in diretta una battuta eccessiva e lui, preso in contropiede, commentò dicendo che aveva “smarronato”. Da lì forse iniziarono i guai. Nel 1987 lasciò la Rai e passò a Fininvest, come direttore artistico. “C’era un clima teso, erano tutti contro di me. L’unico che non mi si schierò contro fu Mike. Lo andai a trovare in studio e lui mi chiese di svolgere il mio ruolo di direttore artistico al meglio”. Poco dopo però se ne andò ed iniziò per lui un periodo bruttissimo: “Aspettavo accanto al telefono, lo guardavo, ma non squillava” – racconta.
“Per la carriera ho sacrificato porzioni della mia vita intima, ho dedicato poco tempo ai miei affetti. Sarebbe stato giusto me ne fossi pentito, ma la gioia del lavoro non mi ha fatto pentire” – svela Baudo.
Racconta poi del suo record: ha condotto tredici edizioni del Festival di Sanremo. Dopo il 1967 ebbe un momento di crisi però, la morte di Tenco lo aveva segnato.
“Mamma mia che incidente” – afferma Baudo, ricordando l’incidente accaduto ad Armstrong quando gareggiò al Festival.
Baudo ha avuto anche il gravoso compito di dover dare in diretta l’annuncio della morte di Claudio Villa. Questo evento segnò profondamente quella edizione del Festival.
La tv è fatta di riti e Baudo li ha “celebrati” per anni. “La vita è un minestrone, la cosa più importante che alla fine sia digeribile e gustoso“. Uno dei momenti più difficili della sua vita è stato quando ha avuto un tumore alla tiroide, pensava fosse finito tutto. Dopo lo scoppio di Cernobyl provò però una cura sperimentale, con incoscienza, e funzionò fortunatamente.
Pippo ha una grande passione per la musica: “Volevo essere anche un direttore d’orchestra. Quando guardo un direttore all’opera perdo la testa, perchè far uscire un suono compatto dall’orchestra, è magia”.