L’idea è della Centauria, appartenente al gruppo RCS: in un momento storico in cui il tempo scarseggia, la casa editrice propone dei romanzi da leggere impiegando la durata di un film. O meglio: non propone dei romanzi brevi scritti ad hoc per chi ha poco tempo, ma taglia quelli esistenti. L’obiettivo è di andare al cuore del romanzo: “abbiamo ridotto le pagine, non il piacere” è lo slogan della campagna pubblicitaria. Lo spot si limita a mostrare le copertine dei primi due titoli in uscita: perché probabilmente, per una questione di coerenza del messaggio, anche lo spot va “distillato” tagliando il superfluo.
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La collana è stata inaugurata a dicembre da Uomini che odiano le donne di Stiegg Larsson e Venuto al mondo di Margaret Mazzantini, cui seguono a gennaio La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano e Il dio del fiume di Wilbur Smith; ogni mese sono previste due uscite in edicola. A febbraio usciranno Le parole che non ti ho detto di Nicholas Sparks e Il socio di John Grisham.
I best seller vengono tagliati in meno della metà delle pagine, lasciando solo le parti ritenute essenziali dall’editor di turno. Da sottolineare che si tratta, appunto, di best seller: opere la cui esperienza di lettura generalmente, a dispetto della lunghezza di alcune di esse, non si rivela particolarmente impegnativa.
Insomma, l’ideale da esporre in libreria per fingersi lettori. Di certo però, non per mantenere lo “stile dell’autore inalterato”, come fanno sapere dalla Centauria: lo stile dell’autore infatti, si compone notoriamente di digressioni, descrizioni, riflessioni che interrompono il flusso della stretta narrazione. Proprio quelle parti di cui i Distilalti vengono privati. I Promessi Sposi non sarebbero gli stessi senza l’incipt del “ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno”, ma senza voler scomodare classici “scolastici”, Furore di Steinbeck conserverebbe la stessa forza senza la descrizione iniziale delle tempeste di sabbia? Gli esempi abbondano, e ammesso che sia davvero il tempo il motivo che spinge a rinunciare alla lettura, l’operazione è certamente sintomatica della contemporaneità: da un lato ne svela l’ossessione per la mancanza di tempo, dall’altra la poca considerazione per la cultura.
Una mossa di marketing editoriale che fa storcere il naso, ma a cui darà un responso ancor più sintomatico il numero delle vendite. Chi sostiene di non avere tempo sufficiente per leggere infatti, potrebbe semplicemente non voler leggere, a prescindere dalla lunghezza: se le vendite si riveleranno basse, questa ne sarebbe la prova definitiva. E verrebbe smascherata la scusa per eccellenza.