Sono intervenuti il direttore di Rai Fiction Eleonora Andreatta, Mariella Enoc presidente dell’ ospedale pediatrico Bambino Gesù Geppy Cucciari voce narrante della docu-serie, Simona Ercolani della Stand By Me produttore creativo e Stefano Coletta direttore di Rai 3.
L’Ospedale Bambino Gesù è uno dei più importanti nosocomi pediatrici per i bambini. Il fine è documentare come i ragazzi malati vengono assistiti. Questa volta non ci sono solo le storie dei piccoli malati e delle loro famiglie ma anche di medici ed infermieri che ogni giorno assistono i bambini e soprattutto devono effettuare scelte molto complicate.
Ecco le dichiarazioni di tutti gli intervenuti
Innanzitutto viene mostrato un estratto della serie che ha come colonna sonora il brano Oh vita di Jovanotti. La prima paziente si chiama Giorgia ed è in attesa di un cuore per un trapianto. Ci si sofferma in particolare sull’emozione che prende sia la ragazza che i genitori quando arriva la notizia che finalmente è stato trovato un cuore per lei.
Prende la parola il presidente dell’ ospedale psichiatrico Bambino Gesù: Abbiamo accettato con gioia di collaborare ancora una volta con Simona Ercolani e la Rai perchè ci sono giunti moltissimi messaggi positivi Tanti giovani ci hanno scritto per ringraziarci. Sul titolo abbiamo dibattuto parecchio perché potrebbe apparire che sono in evidenza solo i dottori, ma fin dalle prime immagini ci si rende conto che sono tutti protagonisti.
Poi continua: Tutti sono entrati veramente nello spirito del nostro ospedale. E la Rai ha dato la possibilità di portare nelle case un messaggio di speranza: la malattia arriva ma può essere superata.
Ancora: la seconda serie sarà molto più emozionante della prima. E’ anche un prodotto contro ciarlatani e persone che non diffondono verità in fatto di medicina, procurando grandi rischi ai bambini. Il Bambino Gesù non fa un’operazione di marketing, non ne avrebbe bisogno, ma fa un’operazione di formazione e di verità.
Ancora la Enoc: le riprese si sono svolte in 16 mesi. Abbiamo seguito 22 casi dislocati in 14 differenti reparti e sono stati coinvolti ben 30 medici. Davanti alle telecamere i ragazzi sono stati spontanei. Per noi chiunque arriva ha sempre la stessa importanza. E’ venuto il per noi ha fatto lo stesso. Prende la parola Eleonora Andreatta responsabile di Rai Fiction: il linguaggio della serie vuole testimoniare attraverso il racconto tutto ciò che accade nella realtà, questa è una serie sulla vita e racconta l’esistenza e la sofferenza dei pazienti, delle famiglie e dei medici. E’ una vera e propria battaglia quotidiana per non perdere la vita.
Prosegue la Andreatta: è un prodotto attento ai valori dell’umanità e siamo felici di aver contribuito ancora una volta a fare un vero e proprio servizio pubblico perché non si trascende mai. Abbiamo avuto molto rigore e responsabilità nei confronti delle storie raccontate.
Il direttore di Rai 3 Stefano Coletta: il servizio pubblico spesso parla anche attraverso le immagini e sono orgoglioso di ospitare la seconda serie perché già la prima aveva avuto un impatto profondamente culturale. Il nostro servizio pubblico deve lavorare per rompere molti tabù. La malattia è un tabù ma l’obiettivo è sconfiggerla. Per questo abbiamo fatto la scelta di andare aldilà del racconto ospedaliero. In questa serie infatti ciò che è importante è anche il comportamento dei responsabili dell’ospedale nei confronti dei pazienti.
Ancora Coletta: Sto cercando di raccontare la realtà con una sorta di leggerezza e anche questa serie entra in tale trend.
Stefano Coletta: abbiamo scelto di mandare in onda la serie in seconda serata con replica al venerdì pomeriggio. La prima stagione aveva chiuso al 5% con un ascolto prevalentemente femminile. Adesso voglio ringraziare Geppi che è la voce narrante perché risponde in pieno all’operazione verità non ci sono artifizi nella sua voce e perciò è stata scelta.
Simona Ercolani: ci sono programmi che si fanno perché appartengono al nostro lavoro altri invece soltanto perché vengono realizzati rappresentano un vero e proprio dono. E questo è accaduto a noi.
Ancora la Ercolani: questa serie è dedicata a Flavio un ragazzino protagonista della prima stagione che purtroppo non ce l’ha fatta ed è mancato.
La Ercolani: abbiamo raccontato nella prima serie il punto di vista dei pazienti. Adesso però vogliamo allargare ed ampliare questo punto di vista anche perché siamo stati invitati dal Papa lo scorso anno e il pontefice ci ha detto: ognuno di voi ha una storia non soltanto i piccoli pazienti. Ecco perché abbiamo deciso di ampliare il nostro raggio d’azione.
Poi: l’immagine che ricorre non sono più gli oggetti e gli strumenti della malattia come le flebo e i macchinari Ma gli abbracci.
Geppi Cucciari fa capire di aver partecipato a titolo amichevole.