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Si tratta di brevi, solide prove attoriali. Inquadrato fino alle spalle, solo davanti alla telecamera, ciascun protagonista esegue un monologo su quanto ami la vita. C’è il bambino di sei anni felice della spada laser che gli hanno regalato i genitori, la donna con la passione per la bicicletta o il ragazzo amante della sensazione di libertà che gli dà lanciarsi con il paracadute.
Uno degli spot della campagna
Guardando lo spettatore, i protagonisti degli spot si raccontano. Ma presto un’inflessione della voce, un’espressione della bocca farà intuire quanto le parole chiariranno di lì a breve: nessuno di loro potrà provare ancora l’emozione di quegli attimi appena condivisi. Con un rovesciamento degno di un vero coup de théâtre, si scopre che sono persone morte a causa di un comportamento sbagliato: un bambino che non è stato agganciato al seggiolino, una biciletta senza fari accesi, una cintura non allacciata, la scrittura di un messaggio durante la guida, l’eccessiva velocità.
Uno degli spot della campagna
Il messaggio è didascalicamente chiaro: responsabilità quando si è al volante, per sé e per gli altri. Un intento educativo che viene veicolato dall’escamotage della paura.
Di certo gli spot realizzati fanno scorrere un brivido lungo la schiena a chi li guarda, ma ripetono quanto chiunque già sa: si limitano cioè a consolidare il già noto, senza dare un’ulteriore lettura alla questione. Anzi, il rischio è che dopo lo shockante impatto iniziale, si tenda a rimuovere lo stesso spot.
Lo spot australiano
Un esempio di approccio diverso ce lo fornisce un paese dall’altra parte del mondo: l’ Australia. Nella terra del surf e dei canguri infatti, una recente campagna di sensibilizzazione ha ugualmente fatto leva sul terrore, ma ricorrendo a una chiave di lettura alternativa.
Nello spot diffuso si vede un uomo alla guida della sua auto, tranquillo mentre l’indicatore di velocità sale. A un certo punto deve fermarsi, e lo fa con la classica espressione seccata di chi è già pronto a giustificarsi con l’agente di turno; i passi che si sentono avvicinarsi e i piedi inquadrati lasciano pensare che effettivamente ci sia un poliziotto intenzionato a multarlo. Invece ad esclamare la classica frase, arriva una bambina: “C’è un qualche motivo per cui andava così veloce?” E sottolinea: tanto veloce da ucciderla. L’uomo si difende, ma lei gli mostra l’amara realtà: lo farà domani, quando non riuscirà a fermarsi in tempo. Davvero quindi c’è un motivo per andare così veloce?
Davanti all’immagine della bimba riversa a terra, inevitabilmente lo spettatore è costretto a interrogarsi. Non è una semplice stigmatizzazione, perché un simile messaggio costringe ad elaborare: chiama in causa chi lo vede, che non potrà non porsi la stessa domanda e, inevitabilmente, rispondersi che non esiste ragione per mettere a repentaglio la vita altrui e la propria. Ed è anche probabile che, quando si troverà a spingere l’acceleratore, si chiederà se esiste una ragione per premere tanto, assumendo così un punto di vista esterno: esattamente quello della bambina che corrucciava lo sguardo davanti all’autista imprudente dello spot.
Ok per gli spot che tutti abbiamo visto…ma non basta. Ci sono spot che, secondo me, hanno più impatto sul pubblico. Perchè non si fanno vedere spot in cui attori “recitano” scene di un verismo impressionante in cui sono coinvolte persone che usano il cellulare, che bevono troppo o che viaggiano sempre più veloci? Perchè non mostrarli ogni fine settimana prima che i ragazzi (ma anche gli adulti) si mettano alla guida per andare in discoteca e non solo in alcuni periodi dell’anno? Il web è pieno di spot del genere. Perchè allora non vengono mostrati? Perchè contengono immagini forti e i minori potrebbero impressionarsi? Con quello che le TV mostrano nei TG…immagini vere di morti ammazzati bombardamenti ecc. ? O forse mostrare uno spot in cui si dice di non bere danneggia i produttori di bevande alcoliche e le discoteche che ci guadagnano e dove vengono vendute senza controllo? O forse perchè le emittenti non ci guadagnano? Molto meglio mandare all’infinito pubblicità di pannolini o adesivi per dentiere!
Io lavoro da quasi 20 anni sulle ambulanze e ho già visto troppe giovani vite rovinate o perse per sempre.