Il programma nasce sotto un’ottica completamente differente da quelli del passato. Innanzitutto non c’è studio, non ci sono opinionisti e quindi non c’è talk show. Al centro del nuovo appuntamento c’è la vittima. Ovvero qualcuno che ha subito un’ingiustizia oppure una persona che non è riuscita ad avere giustizia. La vittima dunque si contraddistingue sotto questi due aspetti. All’inizio del programma Carmelo Abbate realizza un’intervista nel corso della quale descrive chi è attualmente, chi era e come viveva la vittima protagonista della puntata.
Quindi i telespettatori cominciano a conoscere la storia dell’interessato. Si realizza così un percorso attraverso il quale vengono messe in evidenza le fasi dell’accusa e del processo e si delinea la trasformazione della persona nel corso del tempo. Una metamorfosi che è avvenuta sia dal punto di vista privato, sia negli affetti, sia nel lavoro ma soprattutto nella reputazione sociale o anche politica. Infatti il programma si occupa anche di figure politiche finite molto spesso in un intreccio perverso di giochi di potere, vendette, ricatti e lotte politiche. Naturalmente il programma tende a mettere in evidenza il personaggio protagonista di puntata attraverso tutte le emozioni che riesce ad esprimere con il proprio comportamento, la propria espressione e il proprio viso. {module Pubblicità dentro articolo}
Carmelo Abbate parlerà di storie di cittadini comuni, persone sconosciute, ma anche di personaggi famosi, persino di celebrities. Si occupa di casi abbastanza recenti ma anche dei cosiddetti cold case. Persone cioè che sono finite in un labirinto in cui la malagiustizia l’ha fatta da padrone. Ognuno dei protagonisti racconterà eventi rispetto ai quali c’è bisogno di un’urgente riflessione.
Tra i casi che Carmelo Abbate racconterà, ve ne anticipiamo alcuni.
Il primo riguarda Giuseppe Gulotta. Si tratta di uno degli errori giudiziari più clamorosi nella storia italiana. Nel 2012 l’uomo è stato scagionato da tutte le accuse che pendevano sul suo capo, ma ha trascorso 22 anni in carcere da innocente.
Filippo Pappalardi è il padre dei fratellini di Gravina di Puglia, Ciccio e Tore. Fu arrestato per sequestro di persona, duplice omicidio volontario e occultamento di cadavere. L’autopsia però stabili che la causa della morte dei due bambini fu una caduta accidentale. Pappalardi ha trascorso tre mesi in carcere ed è riuscito anche ad ottenere un indennizzo da parte dello Stato. {module Pubblicità dentro articolo}
Il terzo caso riguarda Gabriele Cagliari, il presidente dell’Eni che tra il 1989 e il 1993 fu coinvolto nello scandalo Enimont. Il dirigente è morto a San Vittore in circostanze ancora non del tutto chiarite, dopo 4 mesi di carcere preventivo.
Massimo Mallegni è stato sindaco della cittadina di Pietrasanta. Coinvolto in un’inchiesta giudiziaria ha trascorso 39 giorni in carcere e 3 mesi e mezzo agli arresti domiciliari. Al processo è stato assolto.