Insieme a Ossini incontreremo paesaggi fiabeschi, chilometri di piste innevate, la natura incontaminata del Parco Nazionale dello Stelvio: questa è la Val Venosta, scrigno di tesori storici, artistici e naturali.
Siamo nel lembo più occidentale della provincia di Bolzano che si estende dal Passo Resia fino alle porte di Merano.
La presenza di abitanti in Val Venosta è documentata sin dalle epoche più remote. Lo testimonia il ritrovamento sulle Alpi Venoste della Mummia del Similaun Ötzi, scoperta casualmente, da una coppia di escursionisti tedeschi nel settembre del 1992.
Le origini della mummia sembrano risalire a circa 5.300 anni fa, ma alcuni oggetti trovati nei dintorni, sono databili addirittura al Mesolitico, 8000 avanti Cristo. Perfettamente conservata nel tempo, la mummia Ötzi, dopo una lunga contesa fra l’Austria e l’Italia, può essere visitata presso il Museo Archeologico di Bolzano, sito in via Museo 43.
La seconda puntata di Linea bianca inizia con Ossini a 3.769 metri sul livello del mare: sulla cima del monte Cevedale, nella spettacolare cornice del Gruppo dell’Ortles e delle Alpi Venoste. A far da cicerone, c’è come al solito, Lino Zani accompagnato da una guida alpina.
A quota 3275 metri ci sono i tre Cannoni del monte Cevedale, indelebile traccia di un periodo significativo per la storia, quello della Guerra Bianca, un conflitto sofferto e sanguinoso che decimò numerosi soldati italiani e austriaci, anche a causa delle condizioni proibitive in cui vivevano i militari.
Tra mito e storia, curiosità, personaggi e antiche tradizioni, si visita Burgusio, caratteristico ed affascinante borgo ai piedi dell’abbazia di Monte Maria. Sulle verdi colline di Burgusio, Ossini trascorre una giornata in compagnia di Armin Pirhofer, ex direttore di banca ed oggi eremita di Monte Maria.
La Val Venosta raggiunge il massimo del suo splendore nelle numerose località, tra cui ricordiamo, oltre Burgusio, Castelbello, Glorenza, Laces, Lasa, Malles, Martello, Ortles, Prato allo Stelvio, Resia, Silandro, Sluderno, Solda, Stelvio, Trafoi, Tubre.
Ognuno contiene bellezze monumentali ed architettoniche come ad esempio l’imponente Castel Coira a Sluderno, perfettamente conservatosi nel tempo e risalente al 1259, l’Abbazia Benedettina di Monte Maria a Malles del XII secolo, la Chiesa di San Benedetto, sempre a Malles, edificata ai tempi di Carlo Magno (800 d.C. circa); la dimora nobiliare di Castel Coldrano a Laces.
Un richiamo particolare merita “l’oro bianco della Val Venosta”, il marmo di Lasa, conosciuto in tutto il mondo e molto utilizzato per la realizzazione di chiese, musei ed edifici, e per rivestire addirittura i marciapiedi del paese.
E poi ci sono le famosissime mele della Val Venosta.
Massimiliano Ossini parla anche dei danni subiti dal patrimonio boschivo per l’ondata di maltempo.
Successivamente racconta la transumanza degli animali da ricondurre in valle, il recupero delle antiche razze e visita un vecchio maso del 400, una costruzione al cospetto dei grandi ghiacciai.
I masi erano le abitazioni tipiche dei contadini di montagna, caratterizzate da un capiente fienile, una stalla per il ricovero degli animali e una cucina per la preparazione dei cibi e la produzione del formaggio. Ora, molti di loro si sono aperti all’ospitalità con la formula dell’agriturismo, per far avvicinare le persone allo stile di vita autentico dei contadini sudtirolesi.