La prima, andata in onda sette giorni fa, ha puntato l’attenzione su una delle zone più degradate della Capitale: Casale Caletto. La sua storia sembra uscita da un film neorealista.
Due i personaggi che incontra Iannaccone questa sera: Mirko Frezza che, dopo anni passati in carcere, oggi fa l’attore e la novantenne Cecilia Mangini.
Frezza vive stabilmente a Casale Caletto, periferia povera a est di Roma, un quartiere disagiato e abbandonato. E’ divenuto il presidente del comitato di quartiere per tentare di restituire dignità al luogo ed alla gente che vi abita.
Dopo anni trascorsi in carcere, il destino ha deciso che la sua vita dovesse avere un cambiamento. Ha cominciato a fare l’attore e ha iniziato a ricoprire piccoli ruoli cinematografici fino all’esordio nel film “Il più grande sogno”.
Oggi ha 40 anni e un passato che non lo impensierisce più perchè oramai la sua vita è cambiata. Infatti ha deciso di aiutare quelli che abitano lì. La sua associazione è diventata un punto di riferimento per tutti coloro che sono abbandonati e hanno problemi di sopravvivenza. A lui si rivolgono per avere un pasto caldo e assistenza di ogni tipo.
Proprio qui, tra facce scavate, vite sofferte e ai margini della legalità, il cinema sembra aver trovato un luogo privilegiato per le sue storie.
Cecilia Mangini, oggi novantenne, è stata una regista e fotografa italiana, tra le prime a raccontare le borgate romane, dando voce, insieme a Pasolini, agli emarginati e ai “ragazzi di vita”.
Domenico Iannacone la accompagna in un viaggio poetico alla ricerca della periferia di un tempo. La regista racconta con molti particolari, la collaborazione con Pasolini, i lavori documentaristici sulle periferie cittadine e sul controllo sociale delle classi subalterne: dal più noto Ignoti alla città (1958), fino a La briglia sul collo (1974), cortometraggio su un alunno ribelle di San Basili
Le baracche e le case basse sono state sostituite da immensi caseggiati popolari, intere generazioni hanno atteso invano che qualcosa cambiasse. La periferia, però, è rimasta sempre la stessa.