Cominciamo con la fiction Mediaset. Come spiega il crollo di ascolti che ne ha caratterizzato la stagione appena conclusa?
Credo che si siano battuti i soliti argomenti che hanno perso appeal sul pubblico. Per fortuna, la Taodue di Pietro Valsecchi ha annunciato un’inversione di rotta con 4 film tv ispirati a personaggi veri. A Valsecchi bisogna riconoscere di stato il primo a portare in Tv il racconto sulla legalità con la produzione di Borsellino. Agli inizi ha fatto un buon lavoro ma la linea dell’impegno successivamente è andata perduta.
Come giudica invece la fiction targata Rai?
Rai1 viaggia sui soliti temi strappacuore. Mi riferisco in particolare ad alcune serie tra cui Don Matteo. Ma ho intravisto qualche elemento di novità in due serie andate in onda recentemente. La prima è “Tutto può succedere“ la seconda è “Come fai sbagli“. Non bastano però questi tentativi di cambiamento anche se bisogna riconoscere che la scelta degli attori è stata giusta in ambedue i casi. Gli interpreti cioè erano giovani e hanno rappresentato situazioni realmente possibili nella famiglia italiana. {module Pubblicità dentro articolo 2}
Passiamo a Sky, ha visto Gomorra?
Certo ma Gomorra ha spunti troppo duri. Io sono favorevole a raccontare la violenza ma, se è necessario, bisogna farlo nella maniera giusta e con tanto rispetto verso il telespettatore. La bellezza di Gomorra sta solo nella sua violenza. Inoltre sulla seconda serie stendo un velo pietoso perché si è rivelata debole dal punto di vista del racconto. I personaggi infatti non sono mai cresciuti.
Quali rinnovamenti auspica, dunque, per la nostra fiction?
Bisogna osare di più. Innanzitutto si deve uscire dalla palude dei produttori classici, bisognerebbe rivolgersi a produttori giovani, a sceneggiatori e attori giovani. Noi avevamo fatto delle proposte in tal senso alla Rai. In particolare avevamo presentato alcune lunghe serie con già predefinite un paio di stagioni. I personaggi erano ispirati alla cronaca. Se solo si tenesse conto di quanto la cronaca italiana contemporanea può offrire al racconto televisivo, la Rai potrebbe scoprire un serbatoio molto ricco di nuove storie. C’è anche da dire che, sulle vicende del passato, viale Mazzini non vuole impegnarsi per motivi economici. {module Pubblicità dentro articolo 2}
Le sue proposte?
Personalmente auspicherei la produzione di serie come Downton Abbey. E dire che di vicende simili in Italia ce ne sarebbero tante. Potremmo ad esempio raccontare le grandi istituzioni religiose e storiche che hanno sempre avuto rapporti con il mondo della pittura, dell’arte e della letteratura. Oppure penso ad una grande serialità sportiva. Io tempo fa avevo proposto alla Rai una storia della società del calcio dagli inizi del 900 in poi. Mi auguro adesso che con la nuova dirigenza ci possa essere una svolta verso un racconto più nuovo e moderno.
Sì li ho visti ma ritengo che siano stati inferiori alle attese. Io mi aspetterei al più presto, una serie sugli Agnelli. Personaggi che davvero hanno contribuito a rappresentare l’Italia nel mondo.
A proposito, sta per arrivare su Rai1, la storia della famiglia dei Medici di Firenze. Pensa che sia un buon progetto?
Certamente interessante. Ma poichè è stato realizzato con gli americani si sono dovuti accettare alcuni compromessi, come la scelta di determinati attori. Io personalmente credo che quando si realizzano prodotti in simbiosi con gli States, la vicenda raccontata viene quasi sempre banalizzata. L’epopea dei Medici non è fatta solo di intrighi ma ha un significato enorme nel Rinascimento italiano. {module Pubblicità dentro articolo 2}
Che consiglio darebbe ai giovani registi?
Dovrebbero essere liberi e pieni di autoironia. Purtroppo oggi l’interesse principale è soltanto quello economico per cui anche i giovani registi vengono penalizzati. Ma c’è un altro aspetto che voglio mettere in evidenza: la scelta degli attori affidata ai casting. Io ricordo che Federico Fellini impiegava giorni, settimane e persino mesi per individuare gli attori giusti per i suoi film. Solo un regista sa quali sono le caratteristiche che gli interpreti devono avere.