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“Sarà una puntata interamente dedicata alla Calabria“, ci ha spiegato, “in particolare al territorio della piana di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria”. Il motivo è presto detto: nel precedente ciclo di puntate infatti, “era quello che ci aveva segnato di più ma anche lasciato qualcosa in più. Abbiamo sentito che lì c’era davvero bisogno di andare, di raccontare e di raccogliere la richiesta di attenzione che tanti cittadini ci chiedevano”.
Insomma, una vera esigenza di raccontare un territorio ancora poco conosciuto. Basti pensare, in confronto, alle tante testimonianze, ma anche fiction, riguardanti la mafia in Campania e Sicilia.
“Il primo ciclo era su chi rischia la propria vita per fare il suo lavoro: qui invece si vuole far vedere persone normalissime che subiscono violenze a cui si oppongono“. Amministratori locali, imprenditori che non si sono piegati alle intimidazioni. La prima storia ad esempio, è quella di un vedova a cui è stato ucciso il marito per una questione di pascoli abusivi: si vede perciò una criminalità organizzata arcaica, con una mentalità rurale.
Ad ottobre partirà poi la terza stagione: otto nuove puntate in cui verranno uniti i due filoni, quello dei giornalisti e dei cittadinin comuni. Le telecamere però si sposteranno anche al nord, perché lì la criminalità organizzata è altrettanto radicata. O, per usare le parole di Emilia Brandi, “c’è la testa”.