«Il servizio pubblico che sceglie di mettere in gara una canzone che, non solo inneggia alla droga, ma che contiene una frase che mi sconvolge perché va al di là della droga, ma parla anche della fine (“Voglio una vita così, voglio una fine così”). Non siamo stupidi. Ma la cosa che mi meraviglia di più è che un uomo di grande cultura, un conduttore come lui (Claudio Baglioni ndr.), si sia lasciato scappare una cosa del genere. Credo che anche questo conduttore abbia fatto una puttanata, e uso questo termine perché è la parola più decente che posso dire. Non è possibile che a un autore di questo genere, che ha scelto, e pare abbia avuto un ruolo molto pesante rispetto alle scelte, sia sfuggita una bassezza del genere. Queste cose non raccontatele a me. Il conduttore non poteva assolutamente ignorare una cosa così e soprattutto deve avere il coraggio di rimediare a una puttanata di questo genere».
Don Mazzi conclude: «Mi rompe molto che, al di là del fatto che la canzone venga canticchiata dai ragazzini, a un certo punto questa cultura di morte che c’è in giro passi anche attraverso la musica, mi rompe molto.
Poi le riflessioni di Striscia: come, c’è un trapper che non sa (o finge di non sapere) certe cose? Achille Lauro, che si vanta di conoscere bene certi ambienti, non sa che Rolls Royce è uno dei nomi di più comuni per chiamare le pasticche di ecstasy? Tutto nasce dalla famosissima statuetta (una donna con le braccia aperte e le vesti gonfiate dal vento) posta sul radiatore delle Rolls Royce. Il suo nome (nato ovviamente molto prima della droga sintetica) è Spirit of Ecstasy, Spirito dell’ecstasy: da qui l’abitudine a chiamare Rolls Royce le pasticche sintetiche.
E del resto basta una velocissima ricerca su internet per trovare l’immagine di decine di pastiglie di droga con impresso il marchio con la doppia erre. Ma Achille Lauro tutto questo non lo sa (o finge di non saperlo). Evidentemente la droga fa male, anche alla memoria. E spesso provoca deliri di onnipotenza che ti fanno credere di poter prendere in giro il resto del mondo. Perché, nella canzone che ha portato al Festival, oltre alla Rolls Royce ci sono pure Amy Winehouse, Jim Morrison e Jimi Hendrix: Achille Lauro non conosce le loro vite (e le loro morti)? Si è dimenticato di aver scritto in Sono io Amleto (il libro autobiografico pubblicato da Rizzoli) un capitolo intitolato “Confessioni di un pusher”? Non ricorda di aver rilasciato un’intervista, La musica mi ha salvato dalla galera, In cui dichiarava, tra l’altro: “Nel mio quartiere, alla periferia di Roma, girava tantissima droga.
Così iniziare a fumare marijuana, hashish o prendere droghe chimiche fu naturale. Lo facevano tutti, lo facevo anche io”. E ancora: “Entrai in contatto con famiglie criminali. Compravo chili di droga che facevo vendere a una squadra di spacciatori che avevo creato. Divenni ricco, avevo una bella vasca idromassaggio”. Uno che è stato pusher non sa quello che sa chiunque frequenti le discoteche? Forse, più banalmente, Achille Lauro non ha il coraggio di difendere quello che ha scritto.